Intervista esclusiva a monsignor Michele Pennisi, nuovo arcivescovo di Monreale
MONREALE, 18 aprile - "I monrealesi li ho già nel cuore, prego per loro e li invito ad accogliermi con affetto. Cercherò di essere in mezzo a loro un amico, un fratello ed anche un padre". Si presenta così monsignor Michele Pennisi, nuovo arcivescovo di Monreale.
Il presule si insedierà alla guida della diocesi monrealese il prossimo 26 aprile, con una solenne cerimonia che sarà celebrata in cattedrale alla presenza di numerose autorità.
Figlio di contadini, origini delle quali va fiero, Monsignor Pennisi, da quasi undici anni è arcivescovo di Piazza Armerina, lavorando, come lui stesso ribadisce, "poco nel palazzo e molto in mezzo alla gente, per le strade". A Monreale dice di voler partire dalla valorizzazione della cattedrale e dei beni culturali monrealesi, ma soprattutto dalla "vicinanza alle famiglie, ai giovani ed al mondo del lavoro".
Di Monsignor Di Cristina, suo "collega" nella commissione "Scuola ed educazione cattolica" all'interno della Conferenza Episcopale Siciliana, afferma di voler sentire i suoi "saggi consigli", ma soprattutto dice di volerne proseguire il mandato episcopale, sulla scia anche di monsignor Cataldo Naro e di Pio Vittorio Vigo.
Ma monsignor Pennisi, che chi lo conosce lo descrive come grande uomo d'azione, di fronte alla crisi economica e di valori, sostiene la necessità di condurre una vita più sobria, più dignitosa, improntata ad una cultura del lavoro".
A Monreale arriva con l'etichetta di "Vescovo antimafia", un appellativo nato quando si rifiutò di celebrare i funerali solenni nella chiesa madre di Gela al boss Emmanuello, ucciso in un conflitto a fuoco con la Polizia. "Il Vescovo deve annunziare il Vangelo - dice l'arcivescovo - che significa esaltazione della legalità, della moralità e del rifiuto degli idoli del denaro e del potere ad ogni costo. Noi dobbiamo contrastare la mafia sul piano del Vangelo, educando ai valori evangelici".