Le "carte" sono già all'Urega che ora dovrà espletare la gara
MONREALE, 15 maggio – Anche se in pochi lo sanno, è l'edificio più antico della città normanna. Palazzo Torres, fino ad un trentennio fa sede del seminario arcivescovile, fu edificato dal nonno di Guglielmo il Buono, Ruggero II, quale luogo di villeggiatura reale e di riposo.
Una sede da sfruttare durante le frequenti battute di caccia che i reali normanni amavano organizzare alle pendici del monte Caputo. La sua costruzione precede di quasi cinquant’anni il duomo e il complesso abaziale, risalendo al 1145. Negli anni Ottanta, l’assessorato regionale ai Beni culturali concesse 4 miliardi delle vecchie lire per lavori di consolidamento strutturale. Una deleteria contesa fra la ditta appaltatrice e una in subappalto, che fallì nel corso dell’intervento, è riuscita a compromettere un palazzo che aveva superato indenne quasi due millenni. Le numerose lacerazioni sul tetto causano continui allagamenti nel piano superiore. L’umidità filtra in quelli inferiori e mette a rischio la biblioteca del Torres.
Il contenzioso legale si è risolto da poco tempo e la diocesi è riuscita ad ottenere l’assegnazione della somma residua, pari quasi ad un milione e 200 mila euro. Un paio di settimane fa, il comune ha inviato gli ultimi documento all’Urega che dovrà espletare la gara. La Curia e il seminario arcivescovile, proprietario dell’edifico, attendono con apprensione che le formalità burocratiche siano ultimae e i lavori riprendano. “Auspichiamo – è l’appello di monsignor Antonino Dolce, vicario generale della diocesi – che l’intervento di recupero sia effettuato a regola d’arte e nel più breve tempo possibile, affinché i danni, già gravi, non diventino irreversibili. Il palazzo ha già subito troppe compromissioni che devono essere fermate”. “Tutta la documentazione integrativa – ha detto il vicesindaco Nazzareno Salamone – è stata trasmessa all’Urega due settimane fa. Nell’arco di un mese, la gara dovrebbe essere pubblicata, dopodiché sarà una corsa contro il tempo affinché non passi un altro inverno”.
La storia ci racconta che dopo la morte di Guglielmo II il palazzo cadde in disgrazia e fu utilizzato come magazzino e deposito per i mosaici. Nel 1500, l’arcivescovo Ludovico Torres realizzò il seminario arcivescovile, sopraelevandovi un edificio che servì come scuola di formazione per i giovani sacerdoti della diocesi, fino al 1980. Negli anni Venti, in seguito ad alcuni lavori commissionati dall’arcivescovo Intreccialagli, vennero alla luce i quattro archi ogivali di chiara matrice normanna, la porta e due grandi finestre bifore con archi e colonnine di marmo bianco al centro. Elementi di età “ruggeriana” ben conservati che si possono ancora ammirare al piano terreno del palazzo. L’infiltrazione d’acqua, invece, ha messo a dura prova la volta e l’affresco della cappella, sita al piano superiore. Il soffitto appare avvallato e il dipinto di Gioacchino Martorana, datato metà del 1700, è segnato da una lunga crepa orizzontale.
I tratti fondamentali, però, sono ancora integri e recuperabili con un buon intervento di restauro. All’interno del palazzo si conservano, oltre alla biblioteca del Torres, anche un altare ligneo, l’antico organo della cattedrale e degli splendidi soffitti lignei del 1500. Il compianto arcivescovo Cataldo Naro aveva in progetto la sua trasformazione in un palazzo della cultura aperto alla Chiesa e alla società monrealese, dove organizzare eventi capaci di attrarre esponenti della cultura nazionale.
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