Solidarietà di monsignor Pennisi al giovane senegalese aggredito a Partinico

Monsignor Michele Pennisi

“L'atteggiamento dei cristiani e di tanti uomini di buona volontà in Sicilia è caratterizzato dall'accoglienza, dalla protezione umanitaria”

MONREALE, 29 luglio – “Esprimo la solidarietà della Chiesa di Monreale nei confronti di questo fratello senegalese che stato aggredito, come esprimo la più ferma condanna nei confronti di quest'atto di razzismo di xenofobia”. Lo afferma l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, a proposito dell’episodio di violenza che ha visto protagonista involontario un giovane senegalese, vittima di un’aggressione xenofoba a Partinico.

“L'atteggiamento dei cristiani e di tanti uomini di buona volontà in Sicilia – prosegue il presule – è caratterizzato dall'accoglienza, dalla protezione umanitaria, dalla promozione della persona umana, dall’integrazione nel territorio e nella nostra cultura. Basti pensare ai soccorsi agli immigrati da parte dei pescatori, dei militari, dei medici, dei volontari, della Caritas, delle associazioni.
A coloro che sono sbarcati nelle nostre coste il nostro compito di cristiani è quello dell'accoglienza, del prendersi cura, vincendo il muro dell'indifferenza, con lo stile del buon samaritano. Siamo chiamati a farci prossimo degli altri, chiunque egli sia e da qualsiasi parte arrivi, qualsiasi problema porti, qualsiasi sia la difficoltà; siamo chiamati a fare sempre il primo passo verso uno stile di accoglienza e di misericordia, a guardare chiunque bussa alla nostra porta con quello che ho detto Gesù: “Ero straniero mi avete accolto”.
Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un'occasione di incontro Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto e rifiutato di ogni epoca.
È necessario allora una rivoluzione culturale: occorre aprirsi alle logiche dell'accoglienza, della solidarietà; bisogna lavorare moltissimo sull'educazione e sulla cultura dell'incontro, fornendo dati reali. Prima ancora del semplice accogliere, oggi è fondamentale creare una cultura dell'accoglienza, correlata alla cultura della mondialità, per creare una globalità umanizzata e umanizzante.
Proprio in questi giorni il parroco di Santa Caterina in Partinico (dove è avvenuta l’aggressione) si trova in Africa con un gruppo di volontari, in Tanzania, proprio per aiutare quelle persone sul posto, sia attraverso l'evangelizzazione che attraverso opere di promozione umana e sociale, per farsi che sì che ci sia uno sviluppo e un'attenzione a queste persone, anche in Africa”.