Interessante, come sempre, l'esegesi dell'arciprete della cattedrale
MONREALE, 8 giugno - Il duomo di Monreale stupisce sempre tutti: fedeli ed atei, profani e studiosi. Ieri, è stata la volta di un gruppo di esperti in storia dell’arte proveniente dal centro studi e ricerche “Ezio Aletti” di Roma.
Studenti del corso di "Teologia e arte" che hanno concluso nel duomo di Monreale il loro percorso didattico e formativo.
La loro "ultima" lezione è stata tenuta da padre Nicola Gaglio, arciprete della cattedrale. Un'ampia prolusione intorno alla relazione fra l'iconografia musiva e lo spazio liturgico, che nel duomo di Monreale si identificano in un tutt'uno. Nel tempio normanno i mosaici non sono decorazioni ma scandiscono i tempi della liturgia, della storia cristiana e cosmica.
"Tutto l'insieme – ha spiegato don Gaglio – si avviluppa intorno al suo cardine che è il Cristo Pantocratore verso cui tutto tende e si ricapitola".
L'affascinante prolusione si è conclusa con una domanda e uno stimolo rivolto a degli esperti di storia dell'arte: "di fronte a tutto questo mi chiedo: è da preferire il puro aniconico o l'impuro iconico di cui questa cattedrale è un esempio superbo? In questo luogo la gente non scappa ma rimane ed è colta da stupore, prodromo di qualcos'altro per credenti o non credenti".
Il corso di "Teologia ed arte" è diretto da padre Marko Ivan Rupnik, mosaicista di fama internazionale, autore dei mosaici della Cappella "Redemptoris Mater" in Vaticano e della facciata del Santuario di Lourdes. Insomma, una sorta di Michelangelo contemporaneo.
I discenti che hanno ascoltato la lezione di padre Gaglio, dunque, rappresentano una selezionata elite di intellettuali esperti in storia dell'arte. Rupnik ha scelto quale ultima tappa del loro cammino formativo, una riflessione sui mosaici monrealesi.
Un'esperienza, a sentire la professoressa Natasa Govekar che ha guidato il gruppo, non soltanto intellettuale ma anche emozionale. L'ingresso al duomo è stata preceduta da un'affermazione di don Gaglio in apparenza iperbolica: "questa è la chiesa più bella del mondo". È bastato varcare la soglia per coglierne la veridicità. Avvezzi allo studio del bello non sono rimasti indenni allo stupore che coglie tutti i visitatori che entrano per la prima volta nel duomo. Penna in mano e naso all'insù hanno seguito con attenzione e ammirazione le osservazioni di padre Gaglio sui mosaici e sull'impianto architettonico del duomo normanno, costruito in un ventennio e con colonne provenienti da costruzioni romane.
"Questa lezione – ha spiegato la professoressa di origini ceche – è stata caricata di molte aspettative che lungi dall'essere deluse sono anzi state esaltate. Questa duomo è unico così come è un'esperienza unica ammirarlo".