"Evitiamo grandi pranzi e regali costosi e destiniamo qualcosa ai poveri"
MONREALE, 17 aprile - In quasi tutte le parrocchie della nostra regione nel mese di maggio vengono celebrate le “Prime Comunioni”, occasione speciale per molte famiglie di avvicinarsi alle comunità ecclesiali a motivo dei ragazzi che per la prima volta riceveranno Gesù.
Purtroppo ancora non tutte le parrocchie seguono le indicazioni della Conferenza episcopale italiana per quanto riguarda tempi e modalità di preparazione e, un po' ovunque, resistono abitudini che dovrebbero da tempo essere state superate.
Da qualche mese molte famiglie sono in fibrillazione per quale tunichetta scegliere (tante famiglie le prendono in affittano o se le passano da un parente all'altro), ma, soprattutto, discutono di quale ristorante scegliere. Non hanno torto quanti lamentano il fatto che spesso qualche prima comunione anticipa la costosa logica del matrimonio per la festa che le famiglie organizzano per i loro piccoli. Ovviamente il giorno della Prima Comunione è giorno di festa, di una grande festa per quanto vive chi riceve l'eucaristia per la prima volta e la gioia esterna non può mai misurare quanto si verifica nell'anima di chi si è comunicato. Perché allora non trasferire parte di questa gioia nelle componenti più deboli delle comunità ecclesiale, i poveri verso i quali dovremmo avere uno sguardo privilegiato proprio in occasioni come queste? Perché non suggerire alle famiglie di evitare ristoranti e grandi pranzi come anche i regali costosi, destinando ai poveri quanto pensavamo di spendere.
C'è più gioia nel dare che nel ricevere ci ha insegnato il Signore. E allora perché non provare ad avere questa gioia dando molto a chi realmente ha bisogno, facendo una comunione più ampia con Cristo che ci ha insegnato che lui è nei poveri? Non si rischia di trasmettere ai ragazzi l'idea che la festa della Prima Comunione è almeno per i grandi una grande occasione per una abbuffata? Vogliamo che le future generazioni crescano con altri valori? Cominciamo a trasmettere ai piccoli in circostanze come queste l'idea che il povero ha un posto privilegiato nella comunità ecclesiale e che potremmo rischiare di ricevere l'eucaristia in un contesto che per molti, anche se spesso involontariamente, è solo occasione di spreco.
* direttore della Caritas Diocesana