Si è chiuso in cattedrale l’anno giubilare della Misericordia

Pennisi: “Siamo invitati a praticare le opere di misericordia corporale e spirituale”

MONREALE, 12 novembre – In una cattedrale gremita fino all’inverosimile si è svolta oggi la cerimonia di chiusura dell’anno giubilare, che si era aperto il 12 dicembre dell’anno scorso, quando l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi aveva aperto la porta della Misericordia.

L’anno giubilare a livello mondiale si concluderà con la chiusura della Porta Santa in Vaticano il prossimo 20 novembre, alla presenza di Papa Francesco.
All’appuntamento odierno erano presenti numerose autorità, diversi rappresentanti del clero monrealese e soprattutto tantissimi fedeli.
“Se le porte sante vengono chiuse – ha detto il vescovo nel corso della sua omelia – debbono rimanere spalancate le porte dei nostri cuori per accogliere la misericordia del Signore e per essere misericordiosi come il Padre.
Noi – ha detto ancora il presule - che in questo Anno santo della misericordia siamo entrati come pellegrini bisognosi di conversione nei vari santuari designati per l’ottenimento delle indulgenza giubilare, come discepoli missionari dobbiamo essere Chiesa in uscita che testimonia a tutti la misericordia del Signore.
Siamo invitati a praticare le opere di misericordia corporale e spirituale. Alcune di esse sono di particolare attualità nel momento storico che stiamo vivendo nel nostro territorio: dare da mangiare e bere agli affamati e agli assetati e vestire gli ignudi ci chiama alla giustizia in un mondo in cui le risorse della vita sono distribuite in un modo molto ingiusto, attraverso la distribuzione di viveri e vestiti a tante persone colpite dalla crisi economica; visitare i malati e gli anziani diventa sempre più importante in una società in cui conta spesso solo chi è giovane, chi è sano e forte e chi ha successo; ospitare i forestieri ci pone davanti a una questione di coscienza di fronte alle migliaia di rifugiati e ai migranti che sbarcano nella nostra Isola; visitare i carcerati significa migliorare e umanizzare la situazione dei detenuti nelle carceri , istruire gli ignoranti è un invito a evangelizzare chi è lontano dall’esperienza della vita cristiana e offrire sostegno attraverso il doposcuola ai ragazzi in difficoltà; consigliare i dubbiosi implica l’annuncio della certezza dell’amore di Dio a chi vive nel dubbio esistenziale ; ammonire i peccatori esige la testimonianza dei valori evangelici a coloro che non sanno più distinguere il bene dal male; pregare per i vivi e per i morti è un invito a pregare per chi non sa pregare o vive senza sapere quale è il significato ultimo della sua vita o per chi muore di morte improvvisa o per i defunti di cui nessuno si ricorda.

Sarebbe bello – ha concluso Pennisi – che queste opere di misericordia, come risposta all’amore gratuito del Padre ricco di misericordia , diventassero la nostra quotidiana palestra di conversione e di esercizio della carità a partire dalla nostra famiglia per estendersi a tutti coloro che soffrono nel mondo a causa delle varie forme di povertà materiali e spirituali”.