Riceviamo e pubblichiamo...
La festa di Pasqua, che celebriamo nella stagione primaverile, in cui la natura si ridesta dal torpore invernale, si presenta come una vera “primavera dello Spirito”, che rinnova la nostra fragile umanità e dà origine a un'esistenza filiale e alla continua giovinezza della Chiesa.
Consapevoli come siamo - dice Papa Francesco nella enciclica Laudato si'-, che “il traguardo del cammino dell'universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale, tutte le creature avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto” (LS,83).
Alla luce di Cristo risorto, presente in tutto il creato con la sua signoria universale, “le creature di questo mondo non ci si presentano più come una realtà meramente naturale, perché il Risorto le avvolge misteriosamente e le orienta a un destino di pienezza. Gli stessi fiori del campo e gli uccelli che Egli contemplò ammirato con i suoi occhi umani, ora sono pieni della sua presenza luminosa” (LS,100).
Cristo risorto ha dato un senso nuovo alla storia e una bellezza nuova a tutta la creazione. Scrive il teologo ortodosso Pavel Florenskj che con la resurrezione di Cristo “la materia si è divinizzata, si è illuminata nel Corpo di Cristo di una Bellezza immutabile. L'universo trema di un fremito indicibile. Cielo e terra si riempiono di un entusiasmo indescrivibile
nell'attesa della primavera eterna. Guardate tutta la natura che si abbellisce del suo verde smeraldo; ora in lei si nasconde il seme luminoso della chiarezza. Ora non è più inutile la bellezza, poiché la creatura si è salvata dalla putrefazione, non è più un inutile l'amore, poiché l'amato non morirà senza lasciare traccia. Non è inutile la nostra fede e l'opera dello Spirito, poiché Cristo è risorto”.
La notizia sconvolgente della risurrezione di Cristo, che per la nostra epoca rischia di passare inosservata, ci aiuta a superare i momenti di crisi perché apre orizzonti nuovi sul senso ultimo della vita e sul destino dell'universo.
La vittoria pasquale di Cristo instaura la sovranità dell'amore di Dio che vince la morte: alla schiavitù subentra la libertà, alla tristezza la gioia, alla solitudine l'amicizia, all'individualismo la comunione. Noi Cristiani chiamati a scoprire “il gigantesco segreto” della gioia piena, che ci è stato affidato nella
Pasqua di Cristo, inizio di una nuova creazione, dobbiamo condividerlo con gli uomini e le donne del nostro tempo. Noi Cristiani siamo chiamati a confrontarci con gli avvenimenti della vita quotidiana, gravata dal pesante bagaglio di sofferenza, di dolore e di morte e ne dobbiamo offrire una lettura “pasquale” alla luce della morte e della risurrezione di Cristo.
Oggi ci dobbiamo chiedere se siamo capaci di testimoniare l'annuncio gioioso della risurrezione di Cristo agli uomini del nostro tempo. Per noi discepoli del Risorto risuona come una sfida l'icastica espressione di Nietzsche: “Canti migliori dovrebbero cantarmi, perché io impari a credere al loro redentore: più redenti dovrebbero sembrarmi i suoi discepoli!”.
Viviamo la nostra vita alla luce della risurrezione di Cristo per cantare canti che riflettano la gioia pasquale. Il Risorto faccia sentire con il dono del suo Spirito la sua dolce presenza in mezzo a noi, particolarmente dove lo scoraggiamento e la malinconia cercano di avere il sopravvento. In questa Pasqua lasciamoci rinnovare dalla certezza della misericordia di Dio, che come un fiume possa irrigare i deserti del nostro mondo; diventiamo messaggeri di questa misericordia, custodi della nostra casa comune , impegnati a far fiorire la giustizia e l'amore e ad accogliere in una abbraccio di pace tutti.
* Arcivescovo di Monreale