L'arcivescovo di Monreale lancia un monito sul tema degli sbarchi
MONREALE, 15 aprile – Fin dalle prime luci dell’alba di ieri, la Caritas diocesana era pronta ad accogliere i circa 200 migranti giunti presso il complesso San Gaetano. Altri 300 sono arrivati a Giacalone, dove sono rimasti soltanto alcune ore, per poi dileguarsi alla volta di Palermo.
L’arcivescovo Michele Pennisi, coadiuvato dal direttore della Caritas diocesana, don Ferdinando Toia, dai seminaristi, dalle suore e dai carabinieri, è riuscito ad accogliere gli extracomunitari nel migliore dei modi, nonostante il luogo non sia adeguato a tale scopo. In serata, gli ospiti erano già stati trasferiti presso strutture adeguate di Napoli, Ancona, Bologna.
“I migranti accolti qui a Monreale – ha detto monsignor Pennisi – erano donne e bambini, oltre a qualche nucleo familiare, di nazionalità eritrea, somala ed etiopica. La maggior parte cristiani copti, qualche cattolico e qualche musulmano. I bambini vedendo il mio Crocifisso hanno chiesto di poterlo baciare e molte donne portavano a loro volta il Crocifisso o immagini della Madonna. Questi nostri fratelli hanno molto sofferto, hanno compiuto un lungo viaggio a piedi per raggiungere le coste libiche, alcune donne e bambine sono state stuprate, guardano al relativo benessere dell’Europa come ad una meta, e quasi nessuno di loro vuole rimanere in Sicilia, ecco perché si allontanano dai centri di accoglienza, per cercare di raggiungere i paesi del Nord Europa.
E’ nostro dovere accoglierli con senso di umanità, anche per rispondere ad una precisa indicazione del Vangelo: “Ero straniero e mi avete accolto”.
Certo l’Europa non può abbandonare l’Italia e fino ad oggi ad affrontare il problema è stata più la burocrazia che la politica. Ad esempio, il prefetto e i funzionari della prefettura hanno organizzato per tutta la notte l’accoglienza. Trattare come emergenza un esodo dalle proporzioni bibliche è un errore molto pericoloso. Se, infatti, credo sia molto difficile che un terrorista dell’Isis rischi la vita per raggiungere l’Italia su un barcone, è anche vero che qualche singolo esacerbato possa commettere gesti isolati di violenza”.
Monsignor Pennisi ha anche prospettato una possibile soluzione, che lui stesso definisce utopistica: “Se fosse possibile fare un accordo con la Libia, si potrebbero insediare i caschi blu nei campi profughi e commissioni esaminatrici di tutti i paesi europei che identifichino in loco i richiedenti asilo e ne analizzino la legittimità della richiesta, smistandoli poi nelle diverse nazioni”.