Le iniziative sono state presentate oggi a Partinico
PARTINICO, 28 febbraio - "Apriamo i cantieri nei vari ambiti, mettiamoci assieme e lavoriamo in rete". È questa la sintesi dell'incontro che la diocesi di Monreale ha organizzato oggi pomeriggio a Partinico, per presentare il cammino che ci sarà da compiere in vista del sinodo diocesano.
Un incontro , che si è tenuto nel palazzo dei Carmelitani, promosso dall'arcivescovo Michele Pennisi, alla presenza di numerose autorità, ma soprattutto dei rappresentanti del mondo del lavoro, della politica, della cultura, dell'informazione.
Un primo passo importante, al quale tanti altri se ne aggiungeranno, che servirà a spianare la strada in funzione del progetto ambizioso che la Chiesa monrealese vuole costruire: cioè quello di organizzare un sinodo a 360 gradi, partendo dai moniti dell'Evangelii Gaudium di papa Francesco, che pone particolare attenzione agli ultimi, alle "periferie esistenziali".
La "macchina" è partita, quindi, e con essa partiranno tutte quelle iniziative che porteranno ad un confronto serrato della Chiesa su tutto il territorio della sua diocesi sulle tante tematiche che compongono la dottrina sociale. Il "coordinamento sinodale", esattamente in questa direzione, come ha annunciato il vicario generale, monsignor Antonino Dolce, è già operativo ed ha già iniziato il suo lavoro sul territorio.
Presto, inoltre, in diversi centri della diocesi partiranno incontri-laboratorio per confrontarsi, tra gli altri, sui temi della famiglia, della persona, della sussidiarietà e della legalità.
"Il Sinodo - ha detto monsignor Pennisi - è un cammino da fare insieme, che si prefigge di coinvolgere sia coloro che vivono la vita ecclesiale, sia quel largo tessuto di persone appartenenti ad istituzioni pubbliche, ad associazioni e gruppi culturali, politici, sindacali del nostro territorio, che pur essendo battezzate non si sentono partecipi della missione della Chiesa di essere testimoni gioiosi e coraggiosi di Gesù Cristo nel loro ambiente.
Il percorso di quest’anno - ha aggiunto il vescovo - vuole essere un percorso di acquisizione di consapevolezza da parte della Chiesa tutta, che non vuole rimanere rintanata fra le mura di un edificio sacro o di una sagrestia, ma che vuol essere una Chiesa in uscita missionaria, secondo l’indicazione di Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium".