"I morti del Mediterraneo chiedono verità, giustizia e solidarietà"

Monsignor Pennisi interviene a Rimini sul tema dell'immigrazione

RIMINI, 25 agosto – "Questi morti e le migliaia che negli anni sono stati travolti nelle acque del Mediterraneo chiedono verità, giustizia e solidarietà. È ora di abbandonare l'ipocrisia di chi continua a pensare che il fenomeno migratorio sia un'emergenza che si auspica ancora di breve durata".

È questo uno dei passi salienti dell'intervento che l'arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi ha tenuto oggi al Meeting di Comunione e Liberazione, in corso di svolgimento da ieri a Rimini. L'intervento del presule ha avuto come tema "L'immigrazione e il bisogno dell'altro: Italia, Europa, mondo".

"Cosa fare, dunque? - Si è chiesto monsignor Pennisi - E' importante innanzitutto aiutare queste persone a vivere in maniera dignitosa nei loro Paesi d'origine. Il dramma e la tragedia delle migrazioni nel mediterraneo scaturisce dalla violazione di un diritto primario dell'uomo: quello di vivere nella propria patria. All'origine di tale violazione vi sono le guerre, i conflitti interni, l'iniqua distribuzione delle risorse economiche. Sono situazioni che vanno corrette con la promozione di uno sviluppo economico integrale ed equilibrato, con il progressivo superamento delle disuguaglianze sociali, con il rispetto della persona umana. Chiudere le porte all'immigrazione senza impegnarsi per la rimozione delle cause è una grossa ingiustizia. La povertà e le guerre che provocano le migrazioni forzate, richiedono una soluzione urgente. Il progresso è tale solo se si trasforma in sviluppo di tutti gli uomini e di tutto l'uomo. Ciò comporta la condivisione dei beni e uno stile di vita più sobrio da parte dei paesi ricchi.

A coloro sono sbarcati sulle nostre coste - ha detto ancora l'arcivescovo di Monreale - il nostro compito di cristiani è quello dell'accoglienza, del prendersi cura vincendo il muro dell'indifferenza, sullo stile del buon samaritano. E' necessaria una rivoluzione culturale. Occorre aprirsi alle logiche dell'accoglienza e della solidarietà. Tale nuova cultura potrà poi trovare supporto nella politica locale, nazionale, europea e mondiale, che non ha ancora provveduto a sviluppare corrette politiche di accoglienza e integrazione, capaci di dare una risposta virtuosa al fenomeno.

Bisogna adoperarsi - ha concluso - per una nuova cultura che non consideri i migranti mezzi di produzione, ma uomini dotati della dignità di figli di Dio e soggetti di diritti inalienabili. Spetta alle autorità politiche e militari contrastare i mercanti di morte, che impunemente solcano il Mediterraneo vendendo sogni di libertà a ignari migranti, traghettati verso l'Italia in condizioni di estremo pericolo, senza alcuna sicurezza, e facendosi pagare profumatamente.