Mahmood e Blanco sono i trionfatori assoluti dell'edizione 2022 del Festival. "Brividi", ballata romantica dall'arrangiamento "orchestrale", perfetto impasto di melodia e voci tra due giovani artisti di generazioni diverse, ma con la stessa eccezionale presenza scenica, mette d'accordo un po' tutti.
La canzone racconta quanto ci sia di più universale nel modo di vivere l'amore: il senso di inadeguatezza, l'incapacità di esprimersi di fronte alla potenza del sentimento che fa da contraltare al desiderio di viverlo in assoluta libertà. È un brano intriso di sentimenti, senza cadere mai nel sentimentalismo, senza risultare banale. La vittoria è meritata. "Brividi" è, inoltre, senza dubbio, il pezzo che meglio si presta a rappresentare l'Italia all'Eurovision Song Contest, dopo lo straordinario successo dei Måneskin, nell'edizione dello scorso anno.
Al secondo posto sul podio, “O forse sei tu” di Elisa, brano delicato ed elegante, impreziosito dalla voce straordinaria della cantautrice. Anche per lei un apprezzamento condiviso da parte del pubblico e della critica. Il brano vince anche il Premio Bigazzi, per la migliore composizione musicale del Festival, assegnato dai maestri dell'orchestra.
Infine, il "Gianni nazionale", un cantante ed un uomo capace di mettersi continuamente in gioco e in discussione. Morandi con "Apri tutte le porte", scritta per lui dal collega e amico Jovanotti e prodotta dal dj Mousse T (quello di "Sex bomb" per intenderci) ci ha dimostrato che spesso la giovinezza non è necessariamente un fatto anagrafico. Ci ha mostrato la capacità di rinnovarsi pur rimanendo fedeli a sé stessi. Premio della sala stampa per lui.
Un podio per tutte le età insomma, che mette d'accordo un po' tutti, persino me. Tuttavia, non posso che confessare il fatto che il mio personalissimo terzetto vincente avrebbe volentieri visto la presenza dei miei beniamini: Giovanni Truppi con "Tuo padre, mia madre, Lucia" e i La Rappresentante di Lista con "Ciao ciao". La sperimentazione del cantautorato colto e sensibile, la commistione tra generi, i rimandi testuali e melodici, anche difficili da decifrare, sono quelli che mi incuriosiscono di più. Truppi e il duo Lucchesi e Mangiaracina sono artisti che seguo da molto tempo, di cui conosco bene la discografia, e sui quali sento di potere esprimere un giudizio, se non competente, almeno consapevole.
Giovanni Truppi meritava senz'altro una posizione sul podio, il pezzo è davvero bello e ricercato, sotto ogni profilo, ma il cantautore probabilmente ha pagato lo scotto dl una immagine tanto fedele a se stessa quanto lontana alle aspettative del pubblico, che ha perdonato torsi nudi e trasparenze a tutti, ma non la sua canottiera.
Quanto ai La Rappresentante di Lista, sicuramente il brano avrà un ottimo riscontro radiofonico: la ritmica ha un incedere trascinante e si presta ad essere ballata per lunghi mesi. Mi piacerebbe, però, che qualcuno si fermasse a ragionare di più sulla drammaticità e l'intensità del testo, che traduce la fatica di una crisi sociale e culturale che attanaglia tutti indistintamente. Anche in questo caso, un particolare anatomico presente tra le parole del brano ha fatto più notizia di per sé, che contestualizzato nel senso generale della canzone.
Infine, una considerazione assolutamente personale, quasi familiare. Se l'obiettivo era quello di unire generazioni differenti, il Festival della canzone italiana 2022 pare essere riuscito nell'intento, quantomeno a casa mia. Una lunga maratona televisiva, nazional-popolare forse, non sempre rispondente ai gusti musicali soggettivi, in realtà spesso assai distante da essi, ma occasione eccezionale per condividere tempo, spazio, opinioni, commenti divertiti, riflessioni serie tra due mondi distanti come quello di adulti e adolescenti.
Giovani perennemente "in cuffia", ormai quasi un'appendice, prosecuzione non più posticcia, ma naturale delle orecchie. La loro vita scorre al suono di una colonna sonora individuale e le canzoni, compagne inseparabili, sono troppo spesso una dimensione da vivere in necessario isolamento. Anche a casa mia, età, sensibilità, gusti diversi, raramente consentono un ascolto condiviso.
Ci si confronta, si scambiano consigli "a colpi" di link e Playlist condivise da YouTube su WhatsApp, ma è evento davvero assai raro che la musica sia occasione per stare insieme.
Questa lunga settimana ha visto me e le mie figlie fianco a fianco, strette sul divano, a commentare il Festival, con le rispettive e diverse competenze e l'ironia che invece è il nostro tratto comune. L'ho considerato l'ennesimo regalo di cui la musica è per me generosa latrice, sull'onda di quel miracolo della "condivisione" su cui mi sono altrove già espressa.
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