Il medley esuberante di Morandi e Jovanotti vince la serata delle cover
Come da recente tradizione del Festival, i cantanti in gara interpretano brani eccellenti della storia della canzone italiana e, da quest'anno, anche internazionale. È la serata dei tributi e dei duetti. Un evento nell'evento: forse quello che attendo con maggiore trepidazione. Vi si celebra il sacro rito della "condivisione".
Così, per deformazione "filologica" non posso esimermi dal ragionare sull'etimologia di quest'ultimo termine. "Condividere" è "dividere insieme": spezzare in molteplici frammenti per ricomporre un'unità nuova, con una tensione d’insieme, con un accordo che conserva punti di vista diversi, fino a produrre un'esperienza elevata a potenza, con rinnovata forza comunicante e comunicativa.
Accostamenti arditi di voci, cantanti nella loro veste a tutto tondo di interpreti e strumentisti, generazioni, più che "a confronto", "in incontro". Un assoluto annullamento di distanza anagrafica, di background musicale. E poi arrangiamenti rivisitati, talvolta originali e spiazzanti.
Si celebra il miracolo delle parole e della musica che superano il tempo e lo fermano, che cessano di appartenere ad uno solo, si dividono, condividono, diventano patrimonio di tutti, diventano "classici" che non si cristallizzano, ma sono metamorfici.
Anche della parola "classico" recupero l'intimo valore proprio nell'etimologia. "Classico" è in latino "colui che appartiene alla prima classe dei cittadini", per estensione chi genericamente è il "primo della classe" e forse e ancora di più, per questo, è "un fuoriclasse": un "unicum", eccezionale, irripetibile e, per paradosso, eterno. Canzoni classiche per esperienze canore nuove, performance uniche per melodie intramontabili.
Non resta che abbandonarsi al potere affabulante delle parole, a quello trascinante della musica e diventare parte di questa serata da protagonisti. Ciascuno ne conserverà un ricordo personale e, pertanto, soggettivo. Io metto al sicuro, tra i ricordi, l'esibizione di Giovanni Truppi e Vinicio Capossela, che fa tremare i polsi ed è monito, la voce vibrante di Fiorella Mannoia sulle parole potenti di Pierangelo Bertoli, la dolce esuberanza del medley di Morandi e Lorenzo Jovanotti. Custodisco come tesoro una Loredana Bertè che canta con senso nuovo, commosso e commovente, la sua "Sei bellissima".
Mi tatuo, tra i pensieri ricorrenti, il brivido lungo la schiena sulle note di "Your song", le "contaminazioni" elettroniche dei La Rappresentante di Lista che turbano la tenera linearità di "Be my baby", l'impasto delle voci in controcanto di Mahmood e Blanco. Sigillo, infine, i bordi della memoria con le parole di Luigi Tenco.
Così, la musica "composta" si "scompone" in minuscoli frammenti per concedersi a ciascuno, generosa. Si "ricompone" nel sacro rito della condivisione su un palco che è teatro e anche tempio.