Sanremo, cronaca semiseria della prima serata dal divano di casa

A casa mia, l'attesa per il Festival inizia nel pomeriggio, con un eccezionale: "Stasera vediamo insieme Sanremo alla TV?" pronunciato dai membri più giovani della famiglia. Una formazione inedita si prepara a "scendere in campo" sul divano di casa, in un freddissimo martedì sera di febbraio.

L'atmosfera è quella delle grandi competizioni: ciascuno fa il tifo per i propri beniamini e da ore è un susseguirsi di battibecchi divertiti a colpi di "ma chi sono questi?“, in riferimento ai cantanti delle nuove generazioni, cui rispondere con "ma dei vostri dinosauri ne vogliamo parlare?“ attribuendo un ironico epiteto ai protagonisti più navigati. Così, in pigiama d'ordinanza, stringo le mie figlie sul sofà, dopo aver bevuto un caffè ristretto per sostenermi durante le ore di maratona musicale.

La memoria torna un attimo ai Festival della gioventù: allora, dovevo aspettare la mattina del giorno seguente per commentare la gara con i miei coetanei. Oggi, cellulare alla mano, sul divano con me ci sono, virtualmente, gli amici; sui social, impressioni, battute e (perché no?) qualche emozione di quelle che la musica sa dare. Ricapitoliamo: divano, pigiama, cellulare e… pronta per la prima serata.

Scenografia di Gaetano Castelli: scalinata classica, stile geometrico e minimal, splendide luci blu. Pubblico in sala, pochi preamboli e subito il primo cantante in gara: Achille Lauro con l'Harlem Gospel Choir e il brano "Domenica". “Autoplagio?" Commenta la componente Under 18 di famiglia. “È una cover di Rolls Royce?“ La performance si chiude con un teatrale "battesimo" che cerca di portare un po' di stupore in un'esibizione che poi così sorprendente non è stata.
È poi la volta di Yuman, vincitore di Sanremo giovani. "Ora e qui" è un brano orecchiabile e nel solco della tradizione sanremese. "Quando si dice, largo alle novità!" questa volta commento io, con evidente ironia.

Terza, sul palco, veterana del Festival, Noemi. Le aspettative sono alte, testo e musica di Mahmood. "Ti amo non lo so dire" è, in effetti, un pezzo che avrà successo radiofonico, ma ancora non ho ascoltato nulla che mi possa "rubare il cuore" e con il quale, soprattutto, possa deliziare le orecchie del vicinato, per almeno un paio di settimane.

Arriva il momento del primo "dinosauro": Gianni Morandi. Vuoi vedere che sarà proprio lui a portare una ventata di freschezza allo show? "Apri tutte le porte", testo e musica di Lorenzo Jovanotti. Dalle prime note, almeno mi tiro su, sul divano. Ritmo anni '60, allegria twist, ma nulla: ancora nessun colpo di fulmine musicale!

Pausa Fiorello. Divertente, ma lo seguo distrattamente, perché per me il Festival è musica. Ospiti e super ospiti mi hanno sempre annoiato un po'. Intanto, spulcio i social e scambio due o tre battute con amiche e colleghe: "ma anche per te Morandi spacca più di Achille Lauro?“ e in risposta tre emoticons con la faccina che sghignazza.

Finalmente i miei beniamini: La Rappresentante di Lista. "Vi prego, non mi deludete!", sospiro. La voce di Veronica Lucchesi è uno strumento musicale. Il pezzo "Ciao ciao" non è tra i loro più riusciti, ma il mood è decisamente il mio. Dalla regia "pubblico familiare minorenne" arriva un commento: "Non mi piace, ma è migliore delle altre!" E niente! Io sono giovane "dentro"!

Con Michele Bravi e "Inverno dei fiori" mi addormento tre minuti. Questi giovani "fuori" non sono giovani "dentro"! Mi svegliano i Måneskin. Ci sono ospiti per cui faccio volentieri un'eccezione. Qui si canta in coro “Zitti e buoni". Quando un pezzo funziona, funziona!
Ed ecco il secondo "dinosauro", Massimo Ranieri. "Lettera di là dal mare" piacerà sicuramente ad un amico over cinquanta, che mi ha posto il veto su giudizi critici. Il Festival è di tutti e di nessuno e mi piace anche per questo. Così, mi esimo dal commentare, ma la stecca non posso fingere di averla sentita! Vero?

Poi, salgono sul palco, Mahmood e Blanco che cantano "Brividi". Colta da attacco di romanticismo senile, mi commuovo un po' per una canzone che traduce la difficoltà nel riuscire ad esprimere a parole l'amore. La voce di Mahmood riesce, inoltre, a creare un'atmosfera originale. Anche la "quota giovane" di casa apprezza. Evidentemente, il romanticismo non è poi così senile!
Pausa Matteo Berrettini, seguita da pausa pubblicitaria. È il momento della spagnola Ana Mena, unica cantante straniera in gara. "Duecentomila ore" di Rocco Hunt è il brano che ci "tormenterá" dalle casse del lido in spiaggia, quest'estate. Anche in questo caso, preferisco chiudermi nel silenzio stampa!

Rkomi, con il brano "Insuperabile", sale sul palco. Confesso di non conoscerlo. Un amico sui social commenta: "ma Rkomi ci spercia?“ Ed in effetti, come dargli torto?
Per fortuna, stanno per tornare sul palco i Måneskin! L'arrangiamento di "Coraline" è bellissimo, il testo commovente e questi quattro ragazzi meritano davvero il successo internazionale.

Penultima esibizione: Dargen D'Amico canta "Dove si balla". Inizio a cedere alla stanchezza. Sarà per questo che mi ricorda un mix tra Clementino e Francesco Salvi, in versione dance? Intanto, la quota minori perde il primo componente.
Dormo ancora, durante l'intervista alla Muti. Apro gli occhi giusto in tempo per godere dello "spettacolo" del "discreto" abito di Orietta Berti, unica nota originale in fatto di stile, in questo Festival, e poi cantiamo "Musica leggerissima" con Colapesce e Di Martino.

Infine, l'ultima canzone. Giusy Ferreri con "Miele" mi costringe a sollevare lo sguardo dal tablet su cui sto scrivendo questa cronaca semiseria del Festival di Sanremo. Merita, certamente, un secondo ascolto!
Quando si esibiscono i Meduza con un medley di dance elettronica, dovremmo ballare, ma io sono provata dalla stanchezza e, intanto, do il congedo anche alla seconda componente "quota giovane" del pubblico casalingo.

Credo di potere rinunciare alle ultime battute di questo lungo spettacolo. Del resto, "la musica è finita, gli amici se ne vanno…" canticchio nel pensiero. Vado a dormire. Si replica domani. "Domani è un altro giorno" e "Sanremo è Sanremo".
Per inciso, ma che fine ha fatto Beppe Vessicchio?