Io e la mia ''battiatite'' senza rimedio

Per ricordare Franco Battiato abbiamo inventato un nuovo genere televisivo: il "docuncerto", preannunciava Pif nella sua pagina Facebook: una narrazione, diario di bordo di un viaggio nei 'topoi' musicali del cantautore catanese fino all'arena di Verona, teatro del concerto-tributo a lui dedicato nel settembre di questo anno, a pochi mesi dalla scomparsa.

Ma "Caro Battiato", trasmesso ieri sera in prima serata su RAI3, è stato molto più di questo: due ore e mezza da trascorrere idealmente ritti su un banco, gridando a gran voce "Oh capitano! Mio capitano!", come gli allievi del film "L'attimo fuggente" rivolti al loro 'maestro'.
'Maestro', 'mito', quali parole migliori per definire un uomo straordinario, cantautore, musicista, poeta, filosofo, pittore, avanguardia mai paga di cercare, conoscere, giocare e sperimentare? Lo stesso Pif racconta che, in occasione del loro incontro negli studi di Rai2, non seppe che dirgli: "Non le rivolgerò la parola perché ho deciso che non parlo con i miei miti".
Maestro e mito. Tuttavia, se oggi fosse dinanzi a noi e lo chiamassimo maestro, risponderebbe "Io non sono un maestro, sono Franco", come era solito ripetere agli amici. Così, il racconto che ne fanno tutti gli artisti intervistati da Pif ci restituisce un Battiato ironico, divertente, generoso, comunicativo; ci restituisce Franco: un uomo.

Anche io, come Pif e le decine di musicisti e cantanti che si sono esibiti nel concerto di Verona, sono affetta da una "battiatite" cui non ho mai cercato rimedio. Ascolto Battiato, con dedizione filologica, da quando avevo soltanto quattordici anni. Da allora non ho trascorso un solo giorno priva di una sua nota, di un suo verso. Ha accompagnato, quale colonna sonora, ogni istante della mia vita.
La musica del Maestro, con i suoi innesti melodici, ritmici, culturali, risuona nella cassa armonica dell'interiorità. Le parole sono tarlo, si amplificano dentro, sono 'religione', bussola interiore. Sono abissi di profondità e vette di leggerezza. Ne sono come ammaliata.
Nelle canzoni di Battiato le radici: la Sicilia, la "sicilianità", la "sicilitudine" di cui parlava Sciascia. L'energia e il languore. Il caldo umido delle estati, gli schiaffi sapidi dello scirocco. Il mare e la terra. Il silenzio rotto dal canto delle cicale. La pace dentro, quando fuori è trambusto, quella "stranizza d'amuri" che nasce misteriosa "cu tuttu ca fora c'è a guerra", suscitando "na scossa ndo cori" che è inno alla vita.

Nelle canzoni di Battiato, l'incontro con culture e "mondi lontanissimi": Africa, Asia, Europa del Nord, fusi in un melting pot, in una sapiente mescita di lingue, melodia, musica orchestrale ed elettronica in una dimensione priva di confini determinati.
Nella scrittura di Battiato, la storia, la mitologia, la più cogente attualità: "no time no space", citando il titolo di una delle sue più celebri canzoni. Chi saprà ancora allargare così i nostri orizzonti?
Il 18 maggio 2021 era il mio compleanno, un momento di passaggio, nel "mezzo del cammin" della mia vita. Il 18 maggio 2021, mentre l'Etna eruttava come a salutarlo, Franco Battiato ci lasciava nel nostro "transito terrestre", attoniti, con una profonda sensazione di smarrimento, di sgomento e di improvvisa solitudine.

Si può sentire la mancanza di chi non si è mai realmente conosciuto? Si, se conosciuto equivale soltanto ad un mero incontrato materiale. Si può sentirne la mancanza, perché infinite sono le parole e le note che avrebbero potuto guidare il mio, il nostro cammino. A detta di chiunque lo abbia incontrato, Franco Battiato aveva uno straordinario interesse per l'umano, aveva il dono della capacità di ascolto. Le sue canzoni erano il frutto di quell'ascolto. Ci saranno altri 'maestri' capaci di ascoltarci?
Intanto, non resta che ripercorrere ininterrottamente la sua discografia, scoprendone sempre la cristallina bellezza. Non resta che lasciarsi consolare dalla musica, perché come recitano i versi della canzone "Aspettando l'estate", non presente nella scaletta del concerto di Verona e che in qualche modo vi inserisco adesso io: "La tristezza non prevale su me. Col canto la tengo lontana."