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Ho dovuto operare una dura opera di reincarnazione per incontrare Raffaello

| Salvino Caputo | Cultura

Dopo avere spremuto fino al midollo il mio infinito Maestro di Storia dell’Arte Prof. Maurizio Calvesi, il più grande critico d’arte della nostra Italia senza frontiere, ho dovuto operare una straordinaria opera di reincarnazione per incontrare Raffello Sanzio e scavarlo fino in fondo all’anima, per riportare in superficie la sua rivoluzione pittorica nel cuore del Rinascimento.

L’Urbinate Raffaello Sanzio viene considerato nel nostro impietoso Terzo Millennio, uno dei più grandi artisti di ogni tempo e senza tempo. Raffaello nasce ad Urbino il 28 Marzo 1483 alle tre di notte; in effetti al di là dell’ora di nascita, Raffaello è un Ariete, segno di fuoco e rivoluzione, testone e caparbio, ma raffinatissimo e rivoluzionario. Giovanni dei Santi era il papà di Raffaello, un umile pittore ma un grande uomo d’ingegno, che indirizzò Raffaello sull’autostrada della Pittura. Sulla data di nascita e di morte di Raffaello, c’è stata una fioritura di leggende e profezie popolari, ma la più autorevole di queste profezie è stata attribuita al poeta Pietro Bembo ed a Antonio Taddeo. Secondo il racconto di questi due poeti, la data di nascita e la data di morte di Raffaello Sanzio coinciderebbe con quelle di Gesù Cristo, ore tre del 6 Aprile, venerdì prima della Santa Pasqua. I racconti apocrifi che seguirono alla morte di Raffaello, fanno confusione sulla data di nascita del grande pittore. Certamente fu un colpo di fortuna per Raffaello, nascere ad Urbino che era considerata il Centro Artistico d’avanguardia per la diffusione dei valori fondanti il Rinascimento Italiano in Europa.

In ogni caso, Raffaello apprese dal padre i primi insegnamenti di disegno e pittura; il papà di Raffaello era a capo di una fiorente bottega che procurava alla borghesia di Urbino opere d’arte di elevata fattura artistica, e ad libitum per gli aristocratici che lo richiedevano, l’allestimento di spettacoli teatrali. Fra le tecniche che Raffaello apprese nella bottega del padre, la più importante per il suo futuro di artista senza competitors, fu la Tecnica dell’Affresco che utilizzò per la sua prima opera La Madonna di Casa Santi del 1498 ed affrescata nella stanza in cui si crede che Raffaello sia nato. Dopo la morte del padre, Raffaello decise di viaggiare e visitare le botteghe d’arte più famose d’Italia.

Visitò la Bottega del Perugino spesso e volentieri, ma non divenne mai un suo allievo. Nel 1499 Raffaello, ancora sbarbatello, si trasferì a Città di Castello dove gli fu commissionata la sua opera indipendente Lo Stendardo della Santissima Trinità. Nel 1500 Raffaello ottenne dalle monache del Monastero di S. Agostino un nuovo incarico e realizzò La Pala del beato Nicola da Tolentino, nel contratto legato alla realizzazione dell’opera, Raffaello viene menzionato come Magister Rafael Joannis Santis de Urbino. A Città di Castello, Raffaello lasciò due opere di rilievo, La Crocifissione Gavari e Lo Sposalizio della Vergine.
FINE PRIMA PARTE
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· Enzo Ganci · Editoriali

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