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Oggi è il centenario della nascita di Leonardo Sciascia

| Salvino Caputo | Cultura

La data odierna dell'8 gennaio 2021 mi procurerà fino allo scoccare della mezzanotte, emozioni giganti e frizzanti come la Statua della Libertà, che si è ammantata il viso per l’obnubilamento e l’eclissi totale della democrazia americana.

Questa giornata spumeggiante e triste, mi procurerà lacrime, tristezza ed infinito bisogno di solitudine nel ricordo del mio sublime maestro Leonardo Sciascia e del centenario della sua nascita. Cercherò di recuperare la mia grinta residua e dopo una seduta di training autogeno cercherò di ripescare dal pozzo dei miei ricordi, tutte le tenerissime emozioni ed il vissuto con Sciascia, a partire dal 1975. Non posso esimermi di ricordare il mio maestro, anche nelle vesti di Presidente della Libera Cattedra di Civiltà Siciliana, fondata da Sciascia il 12 maggio del 1988 in onore di Antonio Veneziano, Pietro Novelli e la Filologia Siciliana. Sciascia è stato registrato all’anagrafe del Comune di Racalmuto l’8 gennaio 1921 ed il suo decesso è datato 20 novembre 1989 a Palermo. Nanà è ancora tra la gente, lo vedo ancora anche nell’attimo in cui ha esalato l’ultimo sospiro per la Sicilia, metafora di un Dio vivente. Nanà, l’ultima sfida al cielo e l’abbraccio triste con la morte, non seppelliranno mai la tua narrativa, la tua poesia ed i misteri della nostra nascita ed esistenza. Nanà curvo come l’orizzonte e spesso come un raggio di sole, non amava i misteri e le imposture politiche e culturali perché amava fare emergere la cruda verità a tutti i costi. Nanà che quando mi parlava o mi scriveva, era un Padre umile e mi metteva in imbarazzo. Nanà amava il pane caldo di Monreale della Forneria Tusa e la granita al limone del Bar Mirto.

Nanà, quando eravamo seduti in Piazza Vittorio Emanuele II a degustare la granita, parlava piano ma il suo parlare a bassa voce, era il boato di un fiume in piena, coscienza di noi tutti, l’antisistema; lo ricordo ancora nel 1989, mentre sorrideva felice ai bambini di Villa Sperlinga e fumava la sua sigaretta preferita, prima di fare ritorno a casa. Quel giorno mi strinse la mano fortissimo e mi preoccupai seriamente perché lo vidi venire meno; lo adagiai comodamente in una panchina ed aspettai angosciato ed in attesa che si riprendesse. Non era stato un calo di pressione, ma l’inizio del suo percorso di sofferenza.
Ma bando ai tristi ricordi! Quando nell’ottobre del 1949 Sciascia ebbe il suo primo incarico di ruolo nella scuola primaria, io venivo alla luce squarciando la cavità uterina di mia madre, a causa dei miei 6 chili di peso. Caro Maestro, chiudo l’articolo in onore del Centenario della tua Nascita, inneggiando alla nostra sana Eresia che celebrerò nel prossimo libro che pubblicherò nella primavera del 2021, coadiuvato da Monreale News ed Enzo Ganci fraterno amico mio.
COPYRIGHT ©BY SALVINO CAPUTO

 

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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