L’insostenibile leggerezza dell’essere, qualunquisti e quaquaraquà

Omaggio e chapeau a Milan Kundera e Leonardo Sciascia. Quaquaraquà è una funzione fonosimbolica che Sciascia ha mutuato dalla lingua siciliana e richiama il verso delle oche giulive e delle anatre pazze che starnazzano impunemente come tante donne ed uomini poco affidabili che si riversano lungo le strade dei nostri paesi, per lamentarsi e dire peste e corna di chicchessia.

L’Insostenibile leggerezza dell’essere tange il qualunquismo italiano insulare, meridionale e dell’intero stivale. Scriveva Kundera: La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il profondo fascino della nostalgia, magari per la ghigliottina; la gente si rifugia spesso nel futuro per sfuggire alle proprie sofferenze.
Sono un uomo, come scriveva Terenzio, e tutto quello che è ambito dell’umanità mi appartiene totalmente, fatta eccezione per il qualunquismo, l’analfabetismo, il pauperismo, il cafonismo del terzo millennio. Come si può assecondare tutta la classe politica italiana e votare un movimento o un partito, perché conviene alla tua tasca? Lungi dalle mie intenzioni di scrittore, fare un’analisi antropologica sul mio drammatico interrogativo. Ci vuole il grande fisico del ruolo per mantenersi un puro nel post ideologico contemporaneo. Di contro, mi sentirei di dare uno schietto consiglio ai concittadini italiani, qualunquisti ed opportunisti: Prima di sparare cazzate nei quotidiani online e sui social, abbiate l’onestà di assumervi tutte le responsabilità sulle vostre diavolerie ed onanismi mentali!


Scriveva Kundera: Un medico, diversamente da un politico, un sindacalista o un attore, viene giudicato soltanto dal suo paziente e dai suoi più prossimi colleghi, cioè a porte chiuse, da uomo a uomo; poi interverrà la magistratura, se ci sarà il sospetto di grave negligenza nel suo operato. Cambiare si può, ma bisogna fare il rodaggio delle tarature genetiche di troppi cittadini incazzati, senza una bussola ideologica che li riporti sulla via della buona politica e della scelta dei buoni politici che hanno ed avranno sempre a cuore gli interessi ed il bene comune delle nostre città e della nostra Patria. Ci vorrà, condivido Gesualdo Bufalino, un esercito di Maestri per acculturare le nuove generazioni alla legalità, al senso civico, alla solidarietà, al rispetto, all’infinito piacere dell’onestà. La Famiglia è amaramente un’istituzione in crisi profonda e scomparirà nei prossimi trent’anni. Ci salverà la cultura, la scienza e l’amore universale. Se l’amore dovrà essere il deterrente per la sopravvivenza del nostro piccolo mondo antico, dovrà posarsi sulle spalle di uomini e donne, come i tenerissimi uccelli si posarono sulle spalle di San Francesco d’Assisi.
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