Che camurrìa che è la morte, Andrè…

Ciao Andrè, o forse meglio Nenè, come ti conoscono a casa. Ti risparmio il "Maestro" perché so bene che potresti arrabbiarti. Lo dici sempre che ti fa sentire un vecchio solenne e tardo. Ma che vuoi farci.. il tempo è cornuto e passa per tutti. Che camurrìa che è la morte, Andrè. Anzi che grandissima rottura di cabbasisi.

Ma me lo spieghi perché il Signore ha voluto che i nostri anni fossero centellinati, contati sulle nostre mani come monete che con grande parsimonia (e forse un po' di gelosia) ci vengono concesse, così a picca a picca? Eh ma lo so cosa mi risponderai: per farci assaggiare l'eternità e riscoprirla in ogni giorno che ci viene donato. Eh, la fai facile tu! 94 anni sono assai. Precisamente 507.600 delle tue amate sigarette che come i giorni se ne andavano via veloci. Non è roba per noi l'eternità. Noi siamo gente che - amunì diciamolo - di fronte a una teglia di pasta 'ncasciata non ci tiriamo mica indietro. Maria, che beatitudine!

Aggiungici poi una passeggiatina a ripa di mare, con quel venticello che ringiovanisce, ed ecco qua servito il Paradiso. Già, però che bello saperti di là in questo momento, eh. Seduto su una sedia, con la tua letale amante tra le dita a fissare le spiagge di qua giù. Ecco dove sta l'eternità, Andrè: in quei minuscoli granelli di sabbia ai quali tu - con la tua penna - hai concesso il dono della voce. Una voce che si è sparsa per il mondo. Una voce che parlava di noi, della nostra cara e dolente Sicilia. Quella voce rauca che ancora in questo momento non riesco a togliere dalle mie orecchie e che adesso, ne sono certo, chissà quante fissarie sta raccontando a San Pietro. Ma non voglio distorglierti ancora dai tuoi impegni, so che da ora in poi ne avrai tanti. Va' dunque. Va' ad insegnare agli angeli come si parla il nostro dialetto. Insegna loro quanto può essere bella e furba la nostra terra, come una donna dai mille abiti e dalle astute parole. Racconta loro dell'abitudinario Montalbano, del fimminaro Mimì Augello, di quel galantuomo di Fazio, del goloso Pasquano, della puntigliosa Livia e del dislessico Catarella. L'eternità, la tua eternità resta qui con noi, marciante sui binari della vita.

Tuo Silvio