La letteratura deve tornare a porre le grandi domande sul futuro

Da troppo tempo abbiamo relegato in soffitta “L’Etica della Responsabilità” ed avanziamo verso il nostro futuro prossimo, ammantati di una veste di vecchio broccato, per coprire il mistero della nostra vita e sottrarci qualunquisticamente al coraggio delle nostre scelte responsabili in politica, in famiglia, nel posto di lavoro e nell’inferno di una società egoista, individualista e competitiva.

Non siamo più figli delle stelle, né figli della notte che ci gira intorno! Siamo soggiogati ed ammansiti come le pecore, dai nuovi tiranni lobbysti del terzo millennio; ci siamo rassegnati a strisciare come squallidi serpenti velenosi e produrre plastica, spazzatura, squallidi egoismi, vendette trasversali, onanismi e frustrazioni, invidia, collisioni irreparabili. Oggi vorrei omaggiare uno dei più grandi fotografi italiani, amico di Pasolini e Fellini; Chapeau al grande Paolo Di Paolo, nato nel 1925 ed ancora vivo, vegeto, lucido, alla veneranda età di 94 anni. Nel suo libro “Tempo senza Scelte”, Paolo di Paolo scriveva che le scelte implicano un dubbio severo, una grande responsabilità di sé e del futuro; la nostra storia non chiede risposte nette, dove si è esposti a miriadi di opzioni evanescenti, ma è ancora possibile prendere decisioni radicali, lavandosi l’anima e la cattiva coscienza, per approdare ad un futuro responsabile di pace, di solidarietà, di amore universale e uguaglianza tra tutti i fratelli, sorelle, animali, vegetali del nostro Pianeta Terra.

Lasciamo i Sovranisti legati al palo delle loro becere bugie e sforziamoci di leggere “Buona Letteratura”, l’unica alma madre che potrà soccorrerci e guidarci, ponendoci incessantemente le sue fatidiche domande sul nostro futuro. Tutto il resto è becera manipolazione del pensiero umano, per relegarci al ruolo di gamberi, ovvero, un passo avanti e cinque passi indietro. La nostra “Madre Letteratura” impedirà a questa nuova classe politica, di trasformarci in robot camerieri a tempo pieno. Purtroppo non credo alle rivoluzioni dal basso perché i partiti politici non sono più credibili, credo nella Cultura, nella Letteratura, nell’Antropologia e nel ruolo di un’informazione che sappia mantenere la sua terzietà, nel complesso processo legato all’informazione. Diceva ironicamente Pirandello: “Beato Paese, il nostro, dove certe parole vanno tronfie per la strada, gorgogliando e sparando a ventaglio la coda, come tanti vanitosi tacchini”. Quando sentiamo ragliare, nella quotidianità delle nostre passeggiate, non stupiamoci, perché non sono ragli dell’altro mondo; sono il verso preferito di chi odia la nostra letteratura.
COPYRIGHT©BY SALVINO CAPUTO