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A proposito di 25 aprile a Monreale e quella cacca di vacca e di mulo contro il nemico

I racconti del tempo dicono che servì per cacciare i tedeschi in fuga dalla nostra città

Ci sono alcune foto di Monreale, scattate da Robert Capa, che esprimono lo spirito e la gioia della liberazione dal nazifascismo. Sono scatti, più unici che rari, che immortalano a perenne memoria l’ingresso degli americani per spazzare ogni residuo della dittatura fascista sotto l’egida nazista. Il 23 Luglio del 43, dopo lo sbarco alleato in Sicilia, scoppiò la gioia del ritorno alla libertà dei Monrealesi.

In una di quelle immagini si vede il corso Pietro Novelli al passaggio dei carri armati, gremito come per la festa del Crocifisso; poi si arriva alla fontana dell’arancio, oggi Piazza Matteotti parlamentare socialista vittima dei carnefici di Mussolini; infine c’è una terza foto che ritrae Piazza Vittorio Emanuele che apre la discesa verso Palermo alle truppe americane. Forse a vantaggio dei più, andrebbero poste delle “Pietre d’inciampo” li dove furono scattate le foto celeberrime. Quella gioia meriterebbe di essere celebrata per sempre perché esprime la felicità di chi torna a vita nuova. Quella gioia che i monrealesi provarono per primi tra gli italiani, nel resto d’Italia per affermarsi dovette vedere il sacrificio umano di tante vittime civili, spesso massacrate con esecuzioni sommarie dai nazisti per rappresaglia. Anche Monreale rischiò di essere rasa al suolo per punire le offese che un gruppo di audaci monrealesi antifascisti osò arrecare ai soldati tedeschi in fuga. Piuttosto che ponti d’oro ai nemici in fuga fu lanciata cacca di vacca e di mulo in abbondanti quantità. Il generale Kesselring avrebbe voluto punire la nostra città radendola al suolo, ma fu dissuaso dalle “potenziali reazioni superiori ai Vespri Siciliani”, almeno così la storia non ufficiale racconta. Il 25 aprile del 1945 finalmente l’Italia tutta fu libera dal ventennio di oppressione.


Purtroppo, dopo l’ubriacatura fascista restavano ancora le macerie politiche, morali e materiali di un’esperienza devastante per il Paese intero. Ne erano, e restano, eloquenti testimonianze i cumuli fumanti delle case diroccate e in rovina in ogni città, quasi fosse passato ovunque un violentissimo terremoto. Oggi 25 aprile 2019, ho voluto ricordare queste poche immagini perché allora non c’è stato un derby calcistico tra rossi e neri come qualche disonesto in malafede vorrebbe far credere. In realtà c’è stata una lotta di liberazione di popolo sostenuta da paesi stranieri che si erano schierati per la democrazia e contro l’oppressione di chi aveva persino concepito e realizzato campi di concentramento e sterminio per l’eliminazione fisica dei diversi, di chi non si rassegnava, degli oppositori di ogni sorta che il regime dava in pasto ai miserabili razzisti di quel tempo che sono specchio fedele di ogni tempo. Quel periodo simbolizzato dalla festa della Liberazione del 25 aprile oggi consente a tutti di manifestare le proprie idee, spesso anche quando sono ingiuste, disumane, antidemocratiche e illiberali. Sicuramente il tempo tende a cancellare i ricordi come la memoria. Ma allora proprio per questo le istituzioni e chi le rappresenta non possono dimenticare né offendere il sacrificio umano di chi liberò il Paese. Qualcuno preferisce il comizio a sostegno del proprio partito in quella che si considera, ma non si dice più, una periferia più prossima all’Africa che alla Padania. Bene di comizi se ne facciano anche 100, sarebbe preferibile in altra data, ma non tutti hanno la stessa cultura né la stessa sensibilità. Posso sperare che non arrivi una pioggia di cacca di mulo e di vacca come capitò ai tedeschi in fuga i il giorno prima dell’entrata in città degli Americani. Chissà se la zona rossa che preclude una fetta importante della città non sia proprio a protezione del rischio “escrementi di vacca e di mulo”. Comunque sia, io credo che bisogna rimanere vigili ed attenti perché la democrazia è il più fragile dei sistemi di potere.

Basta poco per pregiudicarne i valori fondanti e vederne alterata la natura. Basta sottovalutare troppo ed a lungo chi veste indegnamente i panni del buon padre del popolo. Basta dimenticare gli sputi, le offese, le ingiurie a causa della propria origine territoriale, o del colore della propria pelle, o del proprio sesso, o della propria religione piuttosto che per la propria filosofia di vita o per il credo politico.
Ma c’è una cosa che più di ogni altra aiuta a liberarsi da ogni fascismo, è la tolleranza per gli intolleranti. In fondo, la natura etica di questa scelta, eleva moralmente, su tutte le altre, le istituzioni democratiche. Non è un bulletto semianalfabeta da scuola dell’obbligo che può far paura ad un Paese che si è liberato di criminali dell’umanità, nazisti e fascisti. Non è un mitra imbracciato davanti alle telecamere nel giorno di una strage odiosa che può intimidire né affascinare, a meno che non si abbia in corpo il virus dell’imbecillità. Dunque, ben vengano tutti i comizi che esprimono idee, giuste o sbagliate che siano. Sarà l’occasione per aprire dibattiti ed ognuno farsi una convinzione oltre che avere il tempo per verificarne valore, effetti, serietà e coerenza. Si tratta dell’anima della democrazia nata dalle forze di Liberazione ed in particolare dalla Resistenza. Il nostro pensiero e la nostra gratitudine, oggi va ad un uomo simbolo della lotta partigiana per ogni monrealese: Biagio Giordano, caduto per la nostra libertà. Senza quel sacrificio, senza il sacrificio di chi sfidò il regime, chissà come sarebbe andata. Per questo oggi è un giorno di festa. Certamente divisivo, ma nella misura in cui divide il prima dal dopo, il fascismo dalla nostra amata Repubblica Democratica. Il resto è solo un acido rigurgito in cui ogni tanto anche i corpi più sani per intossicazione incappano!