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Biagio Conte, in tantissimi a rendergli omaggio nella chiesa di via Decollati

| Caterina Ganci | Succede a Palermo

La salma resterà esposta lì fino a lunedì 16

PALERMO, 13 gennaio – Ogni persona semplice porta nel cuore un sogno. E il missionario Biagio Conte ne aveva uno nobile che ha realizzato: occuparsi degli ultimi. Un'esistenza spesa per il prossimo, cercando di rispondere alle drammatiche situazioni di povertà ed emarginazione della gente.

C'è un clima di conversione nella chiesa in via dei Decollati a Palermo dove un viavai di persone va a portare il suo ultimo saluto. La barba lunga, i sandali, il suo bastone e un saio di tela verde come è il colore della speranza, quella che papa Francesco ci esorta a non farci rubare da nessuno. Nella Missione ‘Speranza e carità' preghiere e canti accompagnano il missionario verso la vita eterna.

La salma resterà esposta fino a lunedì 16 nella chiesa della Missione Speranza e carità. Poi con un corteo sarà trasportata in cattedrale. Il missionario palermitano come San Francesco d’Assisi trovò la libertà spogliandosi di tutto. Chi lo ha incontrato anche soltanto una volta sa che il "colore" del suo sguardo non si dimentica. Così come non si potranno (e non si devono) scordare le opere frutto del suo amore verso l'altro.

Il suo progetto di solidarietà che iniziò con un cammino verso Assisi, a 27 anni, è proseguito con la Missione femminile e la Cittadella di via Decollati che possono accogliere, con via Archirafi, circa mille persone, sottratte al bisogno e alla strada. In questi anni di missione ha sempre sollecitato le coscienze, che spesso si lasciano andare all'indifferenza, agli interessi personali, con proteste estreme e digiuni. Tanti i pellegrinaggi in giro per l'Italia e l'Europa, i viaggi a piedi e i cammini con la croce.

Solidarietà e rispetto per ogni cittadino emigrante e immigrato era quello che non si stancava di chiedere.
In una delle azioni più recenti, risalenti all’agosto 2021, si ritirò in una grotta su una delle montagne che circondano Palermo per protestare contro la società, sorda alle richieste di aiuto degli ultimi. E ancora i numerosi appelli alle istituzioni ad ascoltare il grido d'aiuto di chi non ha più un lavoro, perde la casa, la famiglia, la propria dignità. Ha chiesto più volte attenzione per il futuro dei giovani.

Spesso in eremitaggio si rifugiava sulle montagne sopra il capoluogo siciliano, in una grotta irraggiungibile a Bosco Ficuzza, tra laghi, fiumi, sotto il sole, la luna e le stelle nel silenzio della natura si sentiva libero e in pace.
Non si è mai arreso, ha aiutato i poveri di Palermo confidando in Dio e fidandosi della Provvidenza. Adesso tocca a ognuno di noi continuare a percorrere la strada che lui ha tracciato

· Enzo Ganci · Editoriali

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