Un folto commercio di sostanze stupefacenti nutriva le casse del clan e contribuiva ad assoldare nuovi soggetti. Fermate 9 persone
PALERMO, 14 dicembre – Proseguono le attività di contrasto allo spaccio di droga nonché alla criminalità organizzata nella città di Palermo: i Carabinieri del Comando Provinciale hanno eseguito 8 provvedimenti di custodia cautelare in carcere e 1 provvedimento cautelare reale, così come disposto dal Tribunale del capoluogo.
L'operazione, che si inscrive nel più ampio quadro di azione nel quale sono compresi i 112 arresti effettuati a Palermo in un periodo di 35 giorni, ha stavolta colpito il mandamento Pagliarelli. Quest'ultimo è ritenuto di fondamentale importanza, dagli inquirenti, per l'accesso di varie sostanze stupefacenti in città e per la loro conseguente diffusione, nonché per il ruolo acquisito all'interno di Cosa Nostra: in particolare, i membri del clan avrebbero intrattenuto rapporti con dei corrieri campani a loro volta soliti "rifornirsi" a Malaga per l'approvvigionamento di hashish, mentre la consegna della cocaina sarebbe stata affidata a individui residenti in Calabria. Le forze dell'ordine avevano già eseguito il fermo di 3 persone in flagranza di reato, sequestrando 70 chili di droga e una cifra in contanti pari a circa 20 mila euro.
Era stata l'operazione denominata "Brevis", voluta dalla Direzione Distrettuale Antimafia e risalente al 4 aprile, a condurre dietro le sbarre anche il presunto nuovo capo mandamento, già trasferito in carcere nel dicembre 2018 nell'ambito dell'operazione "Cupola 2.0"; i 9 arrestati nella presente operazione, secondo quanto emerge dalle disposizioni del giudice per le indagini preliminari, dovranno rispondere dei reati di di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione e trasferimento fraudolento di beni e valori.
In tutti i casi è presente l'aggravante del metodo mafioso. Il folto business che aveva al suo centro il commercio di marijuana, hashish e cocaina nei quartieri palermitani, come si legge nella ricostruzione fornita dai carabinieri, non soltanto rappresentava un modo produttivo per "impiegare" vari soggetti nell'organizzazione ma costituiva anche, insieme ai proventi del racket, la fonte di denaro principale per l'arricchimento delle casse del mandamento mafioso. Le forze dell'ordine hanno altresì sottolineato il ruolo predominante che Cosa Nostra detiene tuttora, in questo caso nel capoluogo, nel commercio di sostanze stupefacenti, un controllo esercitato anche su famiglie e singoli individui.