Rapina in casa dell'avvocato Sbacchi: preso il terzo uomo

Si tratta di Francesco Buffa, 20 anni, palermitano

PALERMO, 17 gennaio - A distanza di pochi mesi, la Polizia di Stato ha individuato il terzo autore di una rapina in abitazione compiuta ai danni dell'avvocato palermitano Gioacchino Sbacchi. I fatti risalgono allo scorso 3 settembre, quando, nel cuore della notte, il noto avvocato del foro di Palermo, era stato svegliato nella sua abitazione da alcuni rumori.

Alzatosi dal letto per capire la natura dei cigolii notturni, l'uomo si era trovato dinanzi quattro uomini armati di pistola che, senza giri di parole, minacciandolo, lo avevano ricondotto all'interno della sua camera da letto.
Poco dopo, la stessa sorte era toccata alla figlia dell'avvocato ed alla collaboratrice domestica, entrambe svegliate ed accompagnate nella camera da letto dell'avvocato dove le tre vittime erano state radunate. Seguirono trenta minuti di puro terrore.
I quattro rapinatori minacciarono verbalmente e fisicamente i tre, chiedendo ripetutamente al giurista di consegnare il denaro custodito in casa.
Alla collaboratrice domestica che impaurita si era lasciata andare ad urla di aiuto, era stata puntata una pistola alla tempia, allo scopo di indurla al silenzio.

Analoghe minacce di morte erano state rivolte all'avvocato dopo che i rapinatori, fattisi consegnare la chiave della cassaforte, avevano riscontrato l'assenza di denaro e preziosi.
I malviventi, sicuri del fatto loro e mostrando di aver individuato preventivamente la vittima, non si arresero.
Durante le concitate fasi della rapina, compiuta con allarmante sfrontatezza, i malviventi si lasciarono andare ad alcune affermazioni che hanno consentito ai poliziotti di ricostruire le fasi preparatorie della rapina.
Forse per intimorire le vittime, quale ulteriore strumento di pressione, i rapinatori, infatti, rivelarono di conoscere gli indumenti indossati dalla figlia del penalista nella giornata appena trascorsa e quindi, implicitamente, ammettendo di averla seguita fin all'interno di un istituto di credito dove aveva prelevato denaro.

Proprio alla ricerca di questo denaro, i malviventi immobilizzarono le vittime con legacci improvvisati, arrivando a minacciare l'uomo di portar via la figlia se non avesse indicato loro dove fosse custodito il denaro sicuramente prelevato.
Poi, staccata la linea telefonica, per impedire comunicazioni con l'esterno ed eventuali richieste d'aiuto, i malviventi, indispettiti dal non avere ancora trovato nulla, rovistarono all'interno dell'abitazione, razziando beni, tra cui preziosi, materiale elettronico e denaro (per un valore approssimativo di diecimila euro).

Accontentatisi di quanto depredato, i quattro fuggirono, lasciando le vittime legate nella camera da letto, chiusa a chiave.
Poco dopo, i tre riusciti a liberarsi, contattaroni il "113", giunto immediatamente in soccorso. Le indagini dei poliziotti, pur complesse, si sono dispiegate velocemente.

Gli investigatori della quinta sezione "Antirapina" della Squadra Mobile di Palermo, ricostruiti i fatti e raccolte le descrizioni dei rapinatori fornite dalle vittime, si sono giovati di un particolare legato ad un cellulare depredato all'interno dell'abitazione.
Incautamente infatti la madre dei malviventi lo ha utilizzato, seppur per pochi minuti, qualche giorno dopo la commissione della rapina.
E' bastata questa leggerezza, unita all'acume investigativo, per individuare due componenti del commando di rapinatori, Puntaloro Salvatore, 32enne palermitano e Orlando Salvatore, 24enne che il 18 novembre sono stati tratti in arresto dagli agenti della sezione "Antirapina" della Squadra Mobile di Palermo.

Le indagini dei poliziotti sono continuate senza sosta per risalire all'identità degli altri due complici.
Solo dopo due mesi, gli agenti hanno individuato il terzo complice, Buffa Francesco, 20enne palermitano, ritenuto corresponsabile del reato di rapina pluriaggravata.
Analizzati con attenzione i fatti e tenuto conto delle descrizioni fornite dalle vittime, gli investigatori, giovandosi della loro esperienza professionale, hanno ristretto il cerchio sui possibili complici.
Le minuziose indagini, svolte dagli agenti della Squadra Mobile, hanno consentito non solo di accertare la presenza di uno stretto legame del ventenne con gli arrestati, ma anche di notare che la relazione con uno dei detenuti è continuata a persistere nonostante il sopravvenuto stato carcerario.

Gli Agenti della Polizia di Stato, appartenenti alla sezione "Antirapina" della Squadra Mobile di Palermo, hanno così eseguito l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari, Maria Pino, su richiesta del Pubblico Ministero, nei confronti del ventenne, Buffa Francesco ritenuto responsabile, in concorso, del reato di rapina pluriaggravata.
Le indagini restano aperte per rintracciare il quarto complice.