Azione avviata da un esposto del commissario dell'Asp 6, Antonino Candela
PALERMO, 15 dicembre - Un funzionario dell'Asp Palermo autorizzava pazienti inesistenti a ritirare pannoloni per l'incontinenza. Quattro farmacisti ricevevano la richiesta e richiedevano poi il rimborso all'azienda sanitaria. Ma c'è di più: nell'inchiesta denominata "Farmagate" è stato scoperto che venivano rimborsati anche a pazienti morti da tempo. Una truffa in piena regola scoperta dal commissario straordinario dell'Asp, Antonino Candela, che ha così presentato un esposto.
I carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno arrestato stamattina tre farmacisti, il titolare di una parafarmacia, un dipendente Asp e una sesta persona che aveva il compito di "corriere". Gli arrestati sono accusati, a vario titolo, di concorso in falso, accesso abusivo al sistema informatico e truffa aggravata al Servizio Sanitario.
L'azione è il frutto delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Dino Petralia e dai sostituti Enrico Bologna e Daniela Varone.
L'inchiesta, avviata nel 2013 dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura, ha scoperto un meccanismo che permetteva agli indagati di conseguire profitti illeciti attraverso l'alterazione delle autorizzazioni emesse dall'Asp per la distribuzione, in regime di convenzione, presso le farmacie e parafarmacie, di prodotti per l'incontinenza e per celiaci.
In manette Giuseppe Pepe, 55 anni, socio accomandatario della farmacia Trossarelli di via Francesco Paolo Perez, nella zona della Stazione centrale, Gaetano Sirchia, 66 anni, titolare della farmacia Del Vespro di corso Tukory, Diego Genovese, 74 anni, proprietario di una farmacia sempre in corso Tukory, Andrea Lo Iacono, 38 anni, titolare di una parafarmacia con sede in via Carlo Pisacane, Pietro Li Sacchi, 41 anni, funzionario dell'ufficio H del dipartimento di Riabilitazione con sede all'interno dell'ospedale Guadagna e Giuseppe Vallino di 44 anni.
Secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti c'era un modus operandi ormai consolidato: sin dall'inizio si individuava quale fulcro del sistema un dipendente dell'ASP di Palermo, Pietro Li Sacchi, che, utilizzando le proprie credenziali, accedeva al sistema informatico dell'ASP ed alterava i dati relativi ad assistiti per la stampa di autorizzazioni false. Proprio attraverso l'intercettazione telematica si scopriva che l'impiegatoo avrebbe creato illecitamente una serie di autorizzazioni, utilizzando le generalità di ignari assistiti già presenti nel sistema informatico, modificando o inventando le patologie sofferte, i medici prescrittori, le date e quant'altro fosse stato necessario per giustificare la gratuita erogazione dei presidi ed ausili in linea con le patologie inesistenti, con successivi rimborsi a carico del'ASP e quindi del bilancio della sanità regionale. Non solo. Le autorizzazioni venivano preparate con date retroattive ed a volte anche a carico di persone decedute.
Il riscontro con la documentazione sequestrata, costituita da numerose fatture presentate al rimborso dalle farmacie riepilogative di migliaia di autorizzazioni, ha permesso di accertare la falsità di almeno diverse centinaia di queste ultime. Talune fatture risultavano ingiustificate addirittura per circa il 75% dell'importo totale. In sintesi, l'iter criminoso si sarebbe sviluppato con un sistematico e collaudato schema operativo che, attraverso la successione di una pluralità di reati commessi in concorso dai soggetti a vario titolo coinvolti, ha permesso la produzione delle autorizzazioni false, con conseguente danno del servizio sanitario. Li Sacchi avrebbe predisposto le suddette autorizzazioni facendole recapitare attraverso Giuseppe Villano ai farmacisti che ne curavano la presentazione all'ASP attestando ingannevolmente una fornitura mai avvenuta e mai richiesta dagli ignari intestatari.