4 settembre, il giorno dell'acchianata

"Viva Palermo e Santa Rosalia"

PALERMO, 4 settembre -Se molti abitanti - e non - del capoluogo siciliano hanno partecipato, il 15 luglio, al Festino di Santa Rosalia, Patrona di Palermo, i veri palermitani, oggi non rinunciano, al pellegrinaggio.

Il Festino, rumoroso e vociante, rappresenta la richiesta di protezione dell'intera comunità, l'acchianata, invece, è il momento sacro dedicato alla "Santuzza", segno della richiesta di intercessione individuale.
La notte appena trascorsa, così come l'intera giornata odierna, è un momento particolarmente sentito, mistico e spirituale: la volta della "acchianata", la salita al santuario dedicato alla vergine ed eremita, Santa della Chiesa cattolica, posto sul Monte Pellegrino che sovrasta la città di Palermo. Proprio sul Monte Pellegrino ebbe inizio la tradizione che lega la città alla "Rosalia" il cui nome è l'unione di due fiori, Rosa e Lilium.

I palermitani così, mossi dalla fede, percorrendo tutto l'itinerario della strada vecchia, chi a piedi nudi, chi in ginocchio secondo la promessa fatta o per grazia ricevuta, raggiungono quel luogo sacro, realizzando ed alimentando la loro forza interiore e quel senso di beatitudine che tanto accomuna i "figli di Dio".

Rosalia Sinibaldi (o di Sinibaldo) nasce a Palermo intorno al 1128.Era una graziosa fanciulla di carnagione chiara, con capelli biondi ed occhi neri, imparentata ad i Normanni dal lato della madre, damigella d'onore , inoltre, della Regina Margherita..La leggenda vuole che Rosalia abbandonò tutti gli sfarzi e gli agi che la vita le aveva regalato per seguire la sua vocazione, per seguire Dio.
Mentre si trovava di fronte ad uno specchio, spazzolando i suoi lunghi capelli alla Corte del Re, vide riflesso il volto di Cristo.Il fatto mistico colse la giovane fanciulla alla sprovvista, ma ne cambiò totalmente il corso della sua vita.
A soli 13 anni lasciò sia la sua famiglia che la meravigliosa reggia dove abitava e si rinchiuse nel Monastero di Santa Maria De Grupta, dove divenne monaca. Non contenta iniziò il cammino di eremitaggio, che la portò a soli 25 anni sul Monte Pellegrin, dove trascorse il resto della sua vita pregando e vivendo una vita umilissima. Rosalia morì a soli 35 anni, il 4 settembre 1175.

Secondo la tradizione cattolica, nel 1624 salvò Palermo dalla peste e ne divenne la patrona. Mentre infuriava una terribile epidemia arrivata in città da alcune navi provenienti da Tunisi (antica "Barbaria"), la Santa apparve ad un povero 'saponaro', Vincenzo Bonelli (abitante dell'antico quartiere della "Panneria") che viveva barattando mobili vecchi, il quale avendo perso la propria giovane consorte a causa della peste nera, era salito sul Monte Pellegrino sul far della sera con l'intento di gettarsi giù dal precipizio prospiciente il mare (zona Addaura) per farla finita, causa la sua disperazione per l'immatura scomparsa della giovane moglie.
Al momento di mettere in atto il suo triste intento, gli apparve innanzi una splendida figura di giovane donna pellegrina, bella e di grande splendore, che lo dissuase dal suo proposito, portandolo giù con sé per mostrargli la "cella pellegrina", la grotta all'interno della quale aveva vissuto.

Durate quella apparizione, la Santa, chiese a Bonelli di convertirsi, invitandolo più volte ad informare il cardinale Doria, Arcivescovo della città di Palermo, che le ossa già in precedenza rinvenute da un cacciatore in quella grotta incastonate nella roccia, custodite nella cappella personale del Cardinale, erano veramente sue e in quanto tali dovevano essere portate in processione per Palermo, poiché lei, Rosalia, aveva già ottenuto la certezza, dalla gloriosa Vergine Madre di Dio, che al passaggio delle sue ossa, al momento preciso del canto del "Te Deum laudamus" la peste si sarebbe fermata.
Rosalia gli disse inoltre: "E per segno della verità, tu in arrivare a Palermo, cascherai ammalato di questa infermità (la peste) e ne morrai, dopo aver riferito tutto ciò al Cardinale: da ciò egli trarrà fede a quanto gli riferirai". Tutto questo il povero "saponaro" Bonelli lo raccontò al padre Don Petru Lo Monaco, che glielo fece riferire subito al Cardinale di Palermo, il quale -constatando che realmente Bonelli si era improvvisamente ammalato di peste e ne stava di lì a breve morendo- gli diede credito ed eseguì ciò che dallo stesso gli era stato fatto sapere, liberando immediatamente durante la processione delle sante reliquie di Rosalia la città di Palermo dalla peste.

Da allora Rosalia è la "Santuzza" dei Palermitani ed ogni 4 di settembre è grande festa per tutta la città che in suo onore ha allestito un tempietto, all'interno del quale è stata collocata una teca con la statua giacente della Santa in contemplazione, realizzata dallo sculture fiorentino Gregorio Tedeschi, dove si possono ammirare le varie testimonianze dei miracoli fatti dalla nostra amata Patrona.