È prodotta dai maestri casari Guddo. Ecco in cosa consiste
MONREALE, 13 maggio – Parte da Monreale la “sfida” alla burrata pugliese e parte con un nome che la dice lunga: la “burrata sbagliata”, che qualcuno ha definito un connubio di antichi sapori accostati alla nouvelle cuisine, prossima ad entrare nelle grazie degli chef.
La sfida arriva dai maestri casari Guddo che la sperimentano proprio durante un periodo storico particolare. Monreale è in zona rossa, e col fatto che si è costretti a stare in casa , tra una produzione di ricotta e un ulteriore sperimentazione di mozzarelle farcite con mortadella al tartufo, con olive o pomodorini , nasce l' idea di creare una “burrata sbagliata”. Stesso procedimento della realizzazione della burrata con la sola differenza che all' interno vi si trova ricotta semplice o nella variante con granella di pistacchio, piccante o ai semi di finocchio
Ottenuta dal latte vaccino intero, crudo o pastorizzato, la burrata è composta da un involucro esterno di pasta solida di mozzarella riempito con panna fresca o burro e ha una consistenza più soffice rispetto a quella della mozzarella stessa, soprattutto nella parte interna.
La si fa risalire ad un’intuizione di Lorenzo Bianchino, casaro della masseria di Piana Padula, all’interno dell’odierno Parco Nazionale dell’Alta Murgia nella provincia di Barletta-Andria-Trani. L’ingegnoso casaro avrebbe inventato questo goloso formaggio in occasione di un’abbondante nevicata che lo aveva isolato all’interno della masseria, impedendogli di trasportare il latte in città. Bianchino si sarebbe allora messo all’opera, recuperando la panna che affiorava naturalmente dal latte e, come nel procedimento per la conservazione del burro, creò un involucro con la pasta per la mozzarella per tentare di conservarvi all’interno il prodotto fresco. All’interno dell’involucro, poi, oltre alla panna, infilò anche altri residui di pasta filata.
Oggi, però, se la burrata di Andria vanta il marchio IGP, un consorzio di tutela nato nel 2017 nel 2021 da Monreale arriva la “risposta” siciliana che mette già tanto appetito.