"Ho salvato Monreale, merito la riconferma"

"Gli altri sono uniti solo per tentare la presa della Bastiglia"

MONREALE, 26 aprile - Chi si aspettava un sindaco uscente pronto a deporre le armi o ad abdicare si è dovuto ricredere presto. Filippo Di Matteo, nella convention di presentazione alla città della sua ri-candidatura alla guida di Monreale, ha mostrato tutta la sua combattività.

In sostanza: chi vorrà scalzarlo e prenderne il posto dovrà sudare le proverbiali "sette camicie". In un'aula consiliare ormai abituata a sembrare più uno stadio per una partita di cartello, che un luogo dove spesso si decidono le sorti dei monrealesi, Di Matteo ha chiesto il voto al "suo" popolo, quello che lui, a differenza di altri candidati sindaci, conosce alla perfezione. "Vi conosco tutti, uno per uno, comprese paternità e maternità", ha gridato il sindaco nel presentarsi alla platea.
Il suo è stato un elenco delle cose fatte, motivo per il quale dice di meritare la riconferma, non prima di aver sparato "ad alzo zero" sui suoi avversari del 25 maggio.

Obiettivo principale: Piero Capizzi ed i suoi trascorsi con l'amministrazione Gullo, che lo ha preceduto e dalla quale ha detto di aver ereditato una situazione di fronte alla quale "ci sarebbe stato da scappare". "Ma noi non lo abbiamo fatto - ha sottolineato Di Matteo - con senso di responsabilità siamo rimasti, anche senon potevamo fare nemmeno la gara per la derattizzazione, perchè nessuna impresa voleva avere rapporti con il Comune di Monreale. Adesso, invece, c'è la fila, perchè siamo tornati alla normalità ed il Comune, praticamente, cammina da solo".

Dicevamo degli strali nei confronti degli avversari: ad Arena e Costantini ha criticato il non essere monrealesi. "Il sindaco deve essere monrealese - ha ribadito - Io giocavo con la bicicletta in piazza e conosco tutti i luoghi di questo paese. Chi non è monrealese, invece, nemmeno sa di cosa stiamo parlando". La sua raffica di invettive non ha risparmiato nemmeno Alberto Arcidiacono, anch'egli definito come "non monrealese".

"Lui è nuovo? - si è domandato poi Di Matteo - Veramente è il "mio" presidente del Consiglio comunale, che ha condiviso con me tutte le scelte più importanti della mia amministrazione, votando tutti gli atti".
Ma la raffica più potente è stata destinata a Piero Capizzi: "Lavato e rilavato diverse volte, che è diventato nuovo" è stato il suo commento sarcastico.

"È la stessa storia del 2004 - ha proseguito il primo cittadino - Allora c'era Gullo sindaco e Capizzi al Consiglio comunale. Adesso, come in aritmetica, cambiato l'ordine degli addendi, la somma non cambia. Capizzi sindaco e Gullo al Consiglio comunale. Tutto questo, così come allora, con il Pd suddito politico di questa situazione".

La mitragliata sulle "malefatte" di quella amministrazione è andata oltre, proseguendo con il ricordo della nomina di Lea Giangrande moglie di Toti Gullo, ai vertici dell'Ato ("Mia moglie io l'ho lasciata a casa"), con la "svendita" della caserma dei carabinieri di via Biagio Giordano per 8 milioni di euro, per riacquistarla poi a 21 milioni ("Ne stiamo pagando ancora le conseguenze") e con la mancata realizzazione del parcheggio comunale, dopo aver perso la causa con la On.Invest, dovendo pagare a questa azienda 1,8 milioni di euro ("Abbiamo pagato, ma in compenso il parcheggio non lo abbiamo"). L'invettiva è proseguita, quindi, con la situazione campo sportivo: "Il Conca d'Oro è stato finanziato e la Regione attende di esaminare i ricorsi. Per il campo di Aquino, invece, o recupereremo 4,2 milioni di euro che lo Stato ci chiede indietro o dovremo realizzare lo stadio". Insomma, per farla breve: "L'amministrazione che mi ha preceduto è responsabile del disastro di questo paese".

Fra le cose fatte Di Matteo, e non poteva essere diversamente, ha messo al primo posto la situazione economica: "Ho risanato i conti, anzi ho salvato Monreale e per questo merito la riconferma. Il mio programma è ancora quello del 2009 e si completerà nel secondo quinquennio. Gli altri ancora non ce l'hanno. Sono uniti solo per tentare l'assalto alla Bastiglia. La verità è che Monreale cammina con le sue gambe e rimane poco ormai da pagare".

La serata era stata aperta dal consigliere comunale Totò Grippi, secondo il quale "Di Matteo ha avuto il coraggio di essere impopolare, riuscendo a dare credibilità a Monreale. Per questo merita fiducia".
"Monreale ha grandi obiettivi da raggiungere - ha detto inoltre il deputato regionale Nino Dina, presidente della commissione Bilancio dell'Ars - ma potrà farlo con questa amministrazione. Il risanamento dei conti è stato ottenuto grazie ad un'opera attenta e certosina per eliminare un deficit strutturale. Di Matteo ha trovato un fardello pesante che mi fa specie se penso che qualcuno pensa che la sua esperienza sia un valore aggiunto. Non riconfermarlo sarebbe un errore che non possiamo permetterci. È una persona perbene, che non ha mai interrotto il dialogo con la città".
"Terminare un lavoro già iniziato - ha detto dal canto suo il deputato regionale Vincenzo Figuccia - malgrado questo governo regionale abbia lasciato i sindaci soli ad affrontare le difficili battaglie".

Per il senatore Francesco Scoma Di Matteo "ha mostrato un coraggio da leone. Per questo il percorso non deve essere interrotto e deve essere data fiducia a questa amministrazione che ci ha messo la faccia e l'impegno. Di Matteo è una persona perbene, non un superuomo, ma bacchetta magica non ne ha nessuno".
"Se vinciamo entrambi - ha chiosato Gianfranco Miccichè, candidato alle Europee - dovremo avere un rapporto strettissimo. Mi piacerebbe fare ancora qualcosa per questa terra. Di Matteo si è speso per questa gente e può vincere queste elezioni".