La questione è stata affrontata pure dal Corriere della Sera
MONREALE, 11 agosto - Salvino Caputo era stato buon profeta. "Il mio caso, primo in Italia, farà giurisprudenza", aveva detto. Si riferiva, l'ex deputato regionale, alla sua vicenda personale di parlamentare estromesso dall'Assemblea Regionale Siciliana per via dell'ormai famosa questione delle multe.
Un caso che, sebbene su scala nazionale e con proporzioni più vaste, sembra riproporsi in questi giorni per quel che riguarda l'ex premier Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, come è noto,è stato condannato, con sentenza passata in giudicato, al termine del cosiddetto processo "Mediaset", tanto che in questi giorni si discute circa le modalità di una sua probabile esclusione dal Parlamento italiano. Della questione specifica, facendo riferimento diretto a Salvino Caputo, si è occupato tre giorni fa pure il Corriere della Sera, che in un articolo a firma del suo inviato a Palermo, Felice Cavallaro, uno dei giornalisti di punta del quotidiano di via Solferino, cita proprio l'esempio Caputo come precedente di rilievo nella vicenda che riguarda Berlusconi.
Nel pezzo di Cavallaro il presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone dice come la decisione di escludere Caputo sia avvenuta senza voto d'aula, come una "presa d'atto". Una prassi avvenuta in commissione "Verifica Poteri", in ossequio a quello che dice la legge.
Cavallaro conclude dicendo che l'iter di Caputo si è concluso in otto giorni "come forse nemmeno immaginava il procuratore aggiunto Roberto Scarpinato, trasferendo la sentenza agli uffici di Ardizzone". Per Caputo, dunque, primo caso in Italia, destinato a fare da apripista.