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"Sono il primo caso in Italia, la mia esclusione farà giurisprudenza"

| Enzo Ganci | Politica

Salvino Caputo spiega le ragioni della sua amarezza, ma promette ancora battaglia

PALERMO, 14 giugno - Quella che non gli è andata giù è stata l'estrema velocità con cui si è sviluppata la procedura che ha portato alla sua esclusione dall'Assemblea Regionale. Questo, ma anche una presunta "diminutio capitis" dell'autonomia del Parlamento, sono gli argomenti messi a fuoco da Salvino Caputo all'indomani della sua esclusione da Sala d'Ercole.

Caputo ha affidato la sua "difesa" ad un'intervista esclusiva concessa ai colleghi di LiveSicilia, nella quale ha spiegato cosa ha portato la commissione "Verifica Poteri" e poi il presidente dell'Assemblea Regionale, Giovanni Ardizzone a dichiararlo decaduto.

"C'è stata una velocità strana e anomala, come se la giustizia fosse improvvisamente cambiata - ha detto Caputo - In un solo giorno il carteggio è passato dalla Cassazione alla Procura Generale a Palermo e dal Commissario dello Stato all'Assemblea Regionale, che ha riunito l'ufficio di Presidenza della Commissione Verifica Poteri. Velocità confortante dal punto di vista della giustizia, ma singolare preoccupante dal punto di vista della politica".

Eppure Caputo, che era vicepresidente della commissione Verifica Poteri, aveva cercato di prendere tempo, per spiegare meglio la sua posizione e per far conoscere ai componenti della commissione la sua memoria difensiva."Non sono stato neanche informato dell'esistenza di una procedura di decadenza - fa sapere - ma l'ho appreso dai giornali e mi è stato notificato in quanto vicepresidente della commissione Verifica Poteri. Ritengo che ci sia un vulnus, perchè non sono stato informato prima e non ho ancora ricevuto l'autorizzazione ad accedere agli atti. E' stata una contumacia a tutti gli effetti".

Perchè è successo? Sulla questione Caputo esclude dietrologie politiche, limitandosi a dire che si tratta di un "terrorismo psicologico degli uffici nei confronti del presidente dell'assemblea, una presa d'atto che non consente a un deputato di potere esprimere le proprie ragioni. C'è stata una mancanza di esperienza e di autorevolezza del presidente dell'assemblea che non è stato in grado di esercitare il diritto a difesa dei parlamentari di consentire un processo giusto, oltretutto di fronte non a un reato infamante". A perdere il ruolo, pertanto, nel ragionamento di Caputo, sarebbe stato proprio il Parlamento siciliano, la cui autonomia ha subito un vero e proprio "vulnus".

Dal punto di vista giuridico la questione non è affatto lineare, poichè, l'espulsione di Caputo è avvenuta sulla base di un testo unico entrato in vigore il 4 gennaio scorso. Un testo unico che prevede anche il tentato abuso d'ufficio, che nella precedente norma non c'era. "Una norma totalmente nuova - dice Caputo - io sono stato primo caso in Italia,ma proprio perchè il primo caso, avevo sensibilizzato il presidente dell'assemblea ad una maggiore attenzione. Mi sono presentato in Commissione, ma i commissari mi hanno giudicato senza nemmeno conoscere le mie argomentazioni . Avevo chiesto un termine di dieci giorni. E' chiaro che si tratta di un precedente pericoloso, che farà giurisprudenza".

Ma perchè quelle multe che Caputo avrebbe voluto far cancellare? "Una leggerezza in mezzo a mille cose da fare da sindaco di Monreale, ma la mia storia personale ed il mio impegno personale avrebbero dovuto indurre il presidente dell'Assemblea a concedere un termine per approfondire. Il mio più grosso errore? Essermi fidato di alcuni funzionari. Io quelle determine le ho solo firmate, non le ho preparate e l'ho detto ai magistrati. Se avessi letto le carte non le avrei firmate. Adesso sto facendo ricorso al tribunale ordinario per riabilitare il mio nome e fare luce su una vicenda che getta ombre sull'autonomia del Parlamento".

· Enzo Ganci · Editoriali

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