MONREALE, 27 dicembre - Potrà dunque essere spalmato in dieci anni il disavanzo di 1,750 milioni di euro che ha finora impedito di approvare il bilancio di previsione 2012. Dopo il sì del Consiglio comunale partirà la macchina burocratica, che impegnerà l'aula nei prossimi sessanta giorni.
Oggi, durante la seduta, appositamente convocata dal presidente Alberto Arcidiacono, non è mancato il dibattito, che, per fortuna, ha avuto toni sereni ed anche carattere costruttivo. L'assemblea, ma questo era nell'ordine delle cose, ha espresso posizioni diverse, ma tutti hanno compreso quanto difficile sia il momento attraversato attualmente dal Comune sotto il profilo economico-finanziario.
L'adesione al piano di riequilibrio pluriennale era stata prima presentata dall'assessore Giuseppe La Fiora, del cui intervento parliamo in un articolo a parte, quindi commentata positivamente da Piero Mancuso del Collegio dei Revisori del Comune. La delibera, peraltro, era stata prima esitata positivamente in commissione "Bilancio", come ha reso noto in aula il presidente, Pasquale Villanova, che ha osservato inoltre come il "Consiglio interverrà in seconda battuta per vedere cosa fare".
"Impossibile spremere ancora il limone - ha detto il capogruppo del Pd, Salvino Mirto, criticando l'amministrazione (i Democratici, però, pur astenendosi, hanno preferito rimanere sui banchi e consentire il mantenimento del numero legale, ndr) - L'amministrazione dica adesso come intende agire. Necessario, comunque, riorganizzare la macchina comunale per rendere efficiente il settore economico-finanziario".
Per il vicepresidente del Consiglio, Totò Grippi, favorevole alla delibera, "questo è un atto che va in direzione dei cittadini ed a salvaguardia del Comune. Senza questo non si sarebbe potuto discutere di nulla, anche perchè le conseguenze sarebbero state terribili".
La posizione della "Lista Insieme", che è stata l'unica forza ad abbandonare l'aula al momento del voto, è stata spiegata da Piero Capizzi: "L'atto di oggi è il risultato di una mancata politica in questo settore. Comprendiamo le difficoltà, ma l'amministrazione cosa ha fatto per questa città? Ecco perchè oggi non ci si può chiedere un atto di responsabilità".
"Non si può chiedere senso di responsabilità a chi ha distrutto la città - gli ha fatto eco polemicamente Mimmo Vittorino - Quello che ha fatto l'amministrazione Di Matteo avrebbero dovuto farlo le amministrazioni del passato".
Decisamente critico Mario Caputo, l'unico consigliere che ha votato espressamente no alla proposta di riequilibrio pluriennale. "Oggi si è scritta una brutta pagina - ha detto l'esponente del Pdl - con l'approvazione non del decreto salva enti, ma del salva sindaco. Viene sancito il fallimento dell'amministrazione, nata con il proposito di non aumentare le tasse".
"Adesso l'amministrazione - ha detto dal canto suo Giuseppe Romanotto - deve dirci se utilizzerà il fondo di rotazione ed eventualmente fino a che punto, altrimenti il voto di oggi diventa una cambiale in bianco".
Una posizione più o meno sulla lunghezza d'onda di quella di Luigi D'Eliseo, che si chiede "quali saranno i dettagli dell'azione economica per i prossimi anni" e si augura che non venga esercitata un'ulteriore pressione tributaria, perche significherebbe "salvare la città, ma non salvare i cittadini". Angelo Venturella ha elogiato la relazione dell'assessore La Fiora, ricordando come l'80% dei Comuni siciliani sia in difficoltà.
"A che cosa andiamo incontro con questo passo?" si è chiesto Mimmo Gelsomino, che ha poi abbandonato l'aula al momento del voto "per presa di posizione politica", ha precisato.
Santo D'Alcamo, infine, pur apprezzando "il rigore contabile", ha etichettato la manovra come "l'ultimo scoglio al quale si aggrappa la nave prima di affondare", definendola dal punto di vista politico "un atto offensivo nei confronti del Consiglio comunale, al quale non si può chiedere un sì per un atto al quale non è stato chiamato a partecipare. Necessario, quindi, un passo indietro da parte dell'amministrazione".