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Amministrative amarcord: 1999, la seconda volta di Salvino Caputo

| Enzo Ganci | Politica

Vittoria dopo un ballottaggo mozzafiato con Lea Giangrande

MONREALE, 19 maggio – Fu un emozionate testa a testa. Una lotta gomito a gomito che lasciò tutti col fiato sospeso. Alla fine, per soli 536 voti di scarto, Salvino Caputo si aggiudicò il ballottaggio su Lea Giangrande, tornando così ad essere il sindaco di Monreale dopo l'esperienza 94-98.

Era una fredda sera, quella del 12 dicembre 1999. Quella della sfida a due del secondo turno. Gli sportivi monrealesi avevano appena finito di guardare in tv Juventus-Inter, il cosiddetto "derby d'Italia", poi si recarono di gran carriera ai seggi per vedere l'esito del "derby" elettorale, quello dello spoglio delle schede del ballottaggio.

Con i suoi 7.035 voti, pari al 51,9 per cento dei consensi, Caputo vinse "in volata" contro i 6.499 della Giangrande (48.02%). Fu questo il responso finale del confronto a due, terminato nella notte. Un risultato tirato, che nulla ebbe a che vedere con la facile affermazione dell'esponente di Alleanza Nazionale del primo turno.

La vittoria di Caputo sembrava, infatti, essere nell'aria già dal 28 novembre precedente, quando il deputato regionale, guidando uno schieramento formato da AN, FI; CDU e dalla lista civica La Coccinella, aveva concluso la prima tornata elettorale confortato dai 7.020 voti di preferenza, pari al 41.4 per cento dei consensi.
Il successo del centrodestra, al ballottaggio, prese lo slancio definitivo quando vennero resi noti i risultati provenienti da San Martino delle Scale, frazione nella quale Caputo ottenne un ottimo risultato.

Lea Giangrande, con quella sconfitta, la seconda del suo percorso da candidata a sindaco dopo quella del '94, dovette rinunciare, pertanto, al suo "appuntamento con la storia". Se fosse stata eletta, infatti, sarebbe stata la prima donna sindaco di Monreale.
L'allora esponente del Partito Popolare, alla testa di una coalizione di centrosinistra (PPI, DS, RI, PRC e Udeur), che alla prima tornata aveva incamerato 4.494 voti, diede filo da torcere a Caputo fino all'ultimo, tentando anche in extremis una rimonta che, se completata, avrebbe avuto del clamoroso. Alla fine, però, dovette cedere il passo.

Per cercare di ribaltare la posizione di svantaggio dalla quale partiva dopo l'affermazione di Caputo del primo turno, la Giangrande aveva cooptato nella sua coalizione anche i Democratici di Salvino Pantuso, che alle primarie avevano conseguito un confortante risultato di lista, ma nella corsa alla poltrona di sindaco non erano andati al di là del terzo posto. Gli scricchiolii della sua coalizione, però, vennero fuori qualche giorno prima del ballottaggio, quando Rifondazione Comunista, per bocca del suo segretario provinciale del tempo, Giusto Catania, invitò i propri simpatizzanti al disimpegno, scegliendo non il mare, per via della stagione, ma comunque il non appoggio alla Giangrande. Scelta, probabilmente, risultata decisiva ai fini del risultato finale.

A poco valse, inoltre, l'appello dalla candidata lanciato nei giorni della campagna elettorale all'elettorato moderato per far sì che questo si schierasse dalla sua parte. Il CCD di Filippo Di Matteo destinatario dei messaggi lanciati dallo schieramento di centrosinistra, aveva già deciso in anticipo di confluire "fisiologicamente" nell'area del Polo delle Libertà.

(continua)

· Enzo Ganci · Editoriali

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