Il presidente Arcidiacono: "Maggioranza non pronta, ma ha perso tutto il paese"
MONREALE, 14 ottobre – Viene meno la maggioranza ed il Consiglio comunale boccia una serie di punti all’ordine del giorno. È successo nella seduta consiliare di oggi pomeriggio (che poi era la prosecuzione di quella sospesa ieri sera) che alla maggioranza è stata inflitta una sonora scoppola.
Ad essere bocciati sono stati tutti i punti all’ordine del giorno. Un elenco di debiti fuori bilancio, che costituivano dodici dei diciotto argomenti in discussione.
La maggioranza si è sfaldata ancor prima di cominciare: assenti i consiglieri dell’Udc, che da tempo, ormai, chiedono un terzo assessorato, anche altri componenti delle forze politiche che sostengono la giunta Di Matteo non hanno risposto presente al momento del voto. E così, in aula la maggioranza numerica è diventata quella dell’opposizione, che con una serie di astensioni ha, in pratica, detto di no all’approvazione di debiti che l’amministrazione ha contratto e che andranno, comunque, onorati. Non passa, pertanto, nemmeno, la variazione di bilancio, che ammontava a circa 127 mila euro.
La seduta, per discutere interpellanze ed interrogazioni, è stata rinviata a lunedì sera (ore 21), poiché oggi non erano presenti i rappresentanti dell’esecutivo.
«Queste cose non dovrebbero mai accadere – commenta amaro il presidente del Consiglio comunale, Alberto Arcidiacono (nella foto) – Forse è stata un leggerezza ritenere che stasera non si sarebbe svolto il Consiglio e, probabilmente per questo motivo, la maggioranza non era pronta. Vorrei sottolineare, però, che non è stata battuta questa maggioranza, ma è stato battuto il paese. Non si possono bocciare, infatti, debiti contratti con chi ha lavorato per il paese e merita la giusta ricompensa». Contro il comportamento della maggioranza punta il dito, di contro, l’opposizione: «Mentre i problemi della città si aggravano – commenta Massimiliano Lo Biondo (Pd) – la maggioranza si rifiuta di sostenere gli atti della sua amministrazione nell’attesa di risolvere un proprio equilibrio di rappresentanza in giunta e magari nei posti di sottogoverno».