Uniti a Monreale, divisi dalla Rocca in poi

Botta e riposta al vetriolo fra Davì e Intravaia dopo l'inserimento della Sicilia in zona arancione

MONREALE, 5 novembre – Che le azioni delle amministrazioni comunali siano guidate spesso da un cosiddetto “progetto civico” lo sappiamo bene. Ce lo siamo sentiti dire a più riprese e in diverse occasioni nel corso degli anni. Ce lo ripetono anche adesso.

Uno schieramento che funziona a livello locale e che lavora coeso in una determinata comunità non è detto che abbia stessa sorte su scala più larga: regionale o nazionale. E così, il risultato può essere che chi in paese siede allo stesso tavolo con l’intento di migliorarne le condizioni di vita, una volta superati i confini territoriali non si fa pregare se a quell’alleato c’è da mollare qualche gomitata o fare uno sgambetto furtivo.
Monreale, ovviamente, non fa eccezione e le schermaglie, sopite all’ombra del duomo, cominciano a intravedersi alla curva di San Ciro, per poi esplodere in tutta la loro grandezza dalla Rocca in poi.
È di questa mattina la polemica social fra l’assessore ai Beni Culturali e Unesco Ignazio Davì (Il Mosaico) e il presidente del Consiglio comunale, Marco Intravaia “anima” monrealese di “Diventerà Bellissima”, partito di riferimento del presidente della Regione, Nello Musumeci, del quale Intravaia è segretario particolare.
Oggetto del contendere è l’inserimento (ahinoi) della Sicilia tra le zone, cosiddette, “arancione” e non fra quelle “gialle”. Particolare importante, dal momento che questa diversa colorazione comporta ben più forti restrizioni, oltre che sacrifici immensi per una larga fetta di piccoli imprenditori locali, soprattutto legati al mondo della ristorazione.

In mattinata Davì, ricalcando per certi versi la posizione del deputato regionale del Pd, Giuseppe Lupo, nella cui corrente milita da diverso tempo, ha sparato un siluro di non poco conto sul governo regionale.
“Messa a nudo e conclamata la fragilità del nostro sistema sanitario – è stato il suo affondo sul proprio profilo facebook – ll presidente Musumeci e l'assessore alla Salute Razza non hanno fatto niente o poco per migliorarlo. Nonostante i proclami ed i selfie. L' ingresso inutile di turisti dalle altre regioni e dall'estero hanno dato il colpo di mazza. Si sono nascosti dietro i migranti”. Per poi concludere con la stoccata finale: “È il Governo Siciliano il principale colpevole, non Conte – ha aggiunto Davì – . La Puglia regione governata dal centrosinistra è anch'essa arancione, per cui non bisogna gridare al complotto. Per governare non servono le parole ma i fatti. Siciliani non fatevi ingannare”.


Dichiarazioni che, ovviamente, hanno fatto alzare più di un sopracciglio in casa di “Diventerà Bellissima”, dove evidentemente non hanno gradito questa dura presa di posizione. E infatti qualche ora dopo è arrivata la replica di Intravaia, che ha scelto ancora la piattaforma di Mark Zuckerberg per liberarsi di ciò che probabilmente tratteneva faticosamente in gola: “Non può esservi alcun dubbio – ha scritto il presidente del Consiglio comunale, togliendosi il sassolino dalla scarpa – su quale Istituzione, fin dall'inizio di questa terribile pandemia, abbia avuto a cuore la sorte e la salute dei siciliani: il governo regionale che ha cercato di controbilanciare gli spropositi del governo nazionale a marchio Pd/5 Stelle, fino al culmine odierno, quando per mera vendetta politica nei confronti di un governatore, Nello Musumeci, che ha sempre tenuto la schiena dritta, si arriva a dichiarare la Sicilia zona arancione, a fronte di altri territori italiani in cui i dati empirici dimostrano una situazione ben più grave di quella siciliana”.
Poi ha rincarato la dose con un altro duro intervento in tackle: “Fa specie che i menestrelli di corte per giustificare l'ingiustificabile attribuiscano colpe ed inadempienze al presidente della Regione e all'assessore regionale alla Salute Razza, dimenticando i numeri dello sfacelo di alcune regioni "rosse" che hanno ricevuto la luce verde (per un gioco di prestigio diventata gialla), solo perché guidati da governi amici. I siciliani, in modo particolare, gli imprenditori, hanno capito benissimo come stanno le cose e se ne ricorderanno”.
Se sarà solo un acquazzone passeggero, esaurito nel tempo di un colpo di tosse e di un botta e risposta social o se si tratterà invece dell’anticamera di un dissidio politico più profondo lo scopriremo solo vivendo.