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Consorzio Biviere, otto consiglieri comunali accendono i riflettori sui compensi destinati ai componenti del CdA

Chiedono che il punto venga inserito all’ordine del giorno del prossimo Consiglio

MONREALE, 2 marzo – La delibera ha fatto e farà discutere. E’ la numero 4 del 15 ottobre scorso con cui l’acquedotto consortile Biviere ha deciso di reintrodurre l’indennità di funzione per il presidente ed il gettone di presenza per i componenti del suo consiglio di amministrazione.

Il provvedimento, che ha già aperto un dibattito acceso in città e – come spesso succede di questi tempi – pure sui social network, prevede per l’ente “l’adeguamento alla normativa nazionale in materia di indennità di funzione del presidente e dei gettoni di presenza dei consiglieri dell’assemblea dei consorzio ai sensi dell’articolo 2 della legge regionale del 26 maggio 2015, numero 11”.

Adesso, però, contro questa delibera lanciano la loro azione otto consiglieri comunali, che firmano una richiesta indirizzata al presidente del Consiglio comunale Giuseppe Di Verde per inserire la trattazione del punto all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale. I consiglieri firmatari sono: Giuseppe Romanotto, Giuseppe La Corte, Chiara Sanfilippo, Giuseppe Guzzo, Antonella Giuliano, Marco Intravaia, Angelo Venturella e Giuseppe Lo Coco, che è anche attuale assessore della giunta Capizzi.
“Chiediamo - afferma Giuseppe Romanotto, primo firmatario della richiesta - che il punto venga inserito all’ordine del girono del prossimo consiglio comunale e che il sindaco, nella qualità di capo dell’amministrazione comunale, nonché titolare della delega al Bilancio, riferisca sull’argomento per fare chiarezza una volta e per tutte sulla reale enitità del compenso erogato al presidente ed ai componenti del Cda.

A mia memoria – prosegue – l’ultimo compenso percepito dal presidente del Consorzio ammontava a circa duemila euro mensili. Ci chiediamo, se questa cifra dovesse essere confermata, se è opportuno dal punto di vista politico erogare somme di questa entità. Non è una attacco alla persona – conclude Romanotto – ma una questione di opportunità in un momento di gravi ristrettezze che hanno visto una generale riduzione dei compensi”.