Il Tribunale civile ha inviato tutto il carteggio ai giudici costituzionali
MONREALE, 21 gennaio – Resteranno ancora in carica Salvino Caputo e Nino Dina, rispettivamente vicesindaco ed assessore ai Servizi Sociali del Comune di Monreale. Il Tribunale di Palermo, sezione 1 civile, nel ricorso contro Caputo e Dina, che ricoprono anche la carica di parlamentari regionali, ha sospeso il giudizio e inviato gli atti alla Corte Costituzionale per la valutazione sui requisiti di legittimità della legge regionale in materia di cariche elettive e di incompatibilità approvata dalla Assemblea Regionale Siciliana.
Il ricorso era stato presentato nello scorso autunno dal Pd, che aveva contestato ai due parlamentari, l'incompatibilità tra il ruolo di deputato regionale e la carica di assessore comunale. Sarà adesso la Corte Costituzionale che dovrà verificare se sussiste l’incompatibilità tra le due cariche elettive. Fino a quella data Caputo e Dina potranno svolgere i loro ruoli istituzionali all'interno della Giunta presieduta dal sindaco Filippo Di Matteo.
«Attendo fiducioso l'esito della valutazione dei giudici costituzionali - ha dichiarato Salvino Caputo - e mi adeguerò a quanto decideranno. Certo che gli esponenti del Pd che hanno preso a cuore questa vicenda, potrebbero dedicare più tempo ad affrontare i seri problemi che affliggono la nostra Isola, considerato che proprio loro sono la stampella del Governo Lombardo che sta mettendo in ginocchio la Sicilia. Tuttavia sono veramente contento di poter continuare – ha concluso Caputo – a svolgere un ruolo attivo verso la mia città della quale ho avuto tanto e ho dato tanto».
Di tenore simile la reazione di Nino Dina: «Aspettiamo il pronunciamento della Corte e ci adegueremo – sostiene - . Il nostro impegno non costa nulla al Comune di Monreale poiché non percepiamo alcuna indennità. Ritengo, anzi, che sia un ‘opportunità in più, perché c’è la possibilità di interloquire in maniera più diretta con l’organo regionale. L’impegno di assessore comunale è una scelta di servizio e non una somma di poltrone come è stato detto da chi ha promosso il ricorso».