"Voglio vivere la vita per quello che mi può dare"

Il brigadiere dei carabinieri Giuseppe Giangrande si racconta a Repubblica

MONTECATONE, 20 aprile - "Voglio vivere la vita, viverla per quello che mi può dare, anche se in maniera diversa". Sono parole del brigadiere dei carabinieri, Giuseppe Giangrande, a quasi un anno dall'attentato del quale restò vittima mentre era in servizio nei pressi di Palazzo Chigi, per mano di Luigi Preiti.

Giangrande ha rilasciato una lunga intervista a Jenner Meletti, pubblicata oggi in prima pagina dal quotidiano "La Repubblica", nella quale viene tracciato un quadro della sua situazione attuale, che si evolve sempre sotto lo sguardo attento ed amorevole della figlia Martina, che lo accudisce senza un attimo di sosta, nè di esitazione.

Il brigadiere, dopo aver trascorso un breve periodo a casa propria, a Prato, nel periodo natalizio, si trova nuovamente ricoverato nel reparto "acuti" del Montecatone Rehabilitation Institute, nei pressi di Imola, per combattere la "tetraplegia da lesione midollare" che lo accompagna da quel maledetto 28 aprile scorso. È stato necessario il ritorno a Montecatone lo scorso 5 febbraio a causa di una forte crisi respiratoria. E' stata necessaria un'altra tracheotomia.
La sua giornata trascorre secondo appuntamenti cadenzati: sveglia presto al mattino, colazione, un'ora e mezza di palestra, pranzo alle 12,30. Nel pomeriggio nuovamente fisioterapia, cena alle 18, poi la sera tivvù e presto a dormire.

"Per fortuna la gente non si è dimenticata di me e nemmeno l'Arma - afferma Giangrande nel corso dell'intervista - E questo mi aiuta davvero ad andare avanti. Avrei voluto essere alle recenti manifestazioni di Roma con la mia squadra ed intervenire nel modo più giusto e professionale".

Parlando di Luigi Preiti, l'uomo che gli sparò e che per questo è stato condannato in primo grado a sedici anni, dice: "Non è matto. Non ho mai avuto nessun dubbio, nemmeno nei primi attimi, quando lui mi chiedeva di passare oltre le transenne. Quello che mi ha sparato è uno che in un momento molto delicato per il nostro Paese voleva passare alla storia. Sono convinto che Preiti volesse fare una strage perchè aveva dieci colpi nel caricatore e trenta in tasca".

Nel corso della sua intervista Giuseppe Giangrande spende belle parole per Enrico Letta, il cui governo si apprestava a prestare giuramento, proprio avveniva l'attentato davanti Palazzo Chigi. "Io ed Enrico in qualche modo ci siamo legati. Sono stato colpito mentre lui saliva nel Palazzo. È un destino che ci ha portato farci conoscere. È venuto a trovarmi anche in ospedale. Mi dispiace che non sia più premier".
Giangrande conclude la sua intervista con un messaggio: "Qual è stata la cosa più bella nel mestiere di carabiniere? Essere carabiniere".