Lavoratori Asu e Pip, i sindacati protestano: "Da considerare il reddito personale, non l'Isee"

La dirigente Corsello: "Valida la norma emanata"

MONREALE, 21 marzo - Continuano a far discutere i criteri di scelta che hanno indotto il governo regionale a considerare il reddito familiare per stabilire la permanenza o meno dei Pip nel bacino dal quale questi vengono presi per godere del sussidio erogato in cambio del servizio negli uffici pubblici.

È di qualche giorno fa, infatti, ed ha suscitato roventi polemiche, la nota con cui l'assessorato al Lavoro ha fatto la lista dei disoccupati da rimandare a casa, perché il loro reddito Isee superava la soglia di ventimila euro oltre la quale non sarebbe consentito godere del sussidio regionale.
Sulla questione aveva chiesto chiarimenti la Cisl Funzione Pubblica, inviando una nota al dirigente generale del dipartimento regionale del Lavoro, Anna Rosa Corsello.

"Non può che confermarsi la validità della direttiva emanata – ha risposto quest'ultima in relazione alla necessità di considerare la presentazione del modello Isee – che non potrà che essere condivisa, in affermazione del principio di legalità".

Ma è su un altro terreno che i sindacati chiedono di giocare la partita ed è quello del reddito Isee considerato però come personale e non familiare. Quest'ultimo, infatti, viene definito dalla Cgil "assolutamente discriminante". "Non è accettabile una norma che consideri il reddito familiare e non quello personale - afferma Silvio Russo, Rsa della Cgil di Monreale - un parametro fondamentale per rimanere nei bacini ASU e PIP. Questa norma anticostituzionale rischia di fare rimanere fuori tantissimi lavoratori.

E' necessario che per l'accesso ai bacini di riferimento i lavoratori vengano valutati sulla base del reddito personale e non sul reddito ISEE calcolato sul nucleo e sul patrimonio familiare Molti lavoratori - conclude - sono costretti dalla situazione economica e sociale a rimanere nei propri nuclei familiari di appartenenza per necessità e non per scelta. Oltre al danno, anche la beffa".