Monsignor Vincenzo Noto, un uomo schietto, un sacerdote capace

Da più dieci anni era un punto di riferimento per i "veri" poveri

MONREALE, 19 dicembre - Il suo motto era: "Facciamo fuori i poveri", volendo affermare, con questo, non un proposito omicida, ovviamente, ma più semplicemente la necessità di individuare chi realmente vivesse nell'indigenza. Distinguere, cioè, chi povero lo è realmente, da chi fa finta.

Una caratteristica, questa, che a volte lo faceva passare per antipatico, soprattutto agli occhi di chi povero non era e che quindi con più difficoltà poteva speculare sul proprio stato. Padre Noto, come tutti lo chiamavano, era così: un uomo schietto e senza peli sulla lingua. Quello che doveva dire lo diceva in maniera diretta, sempre educata, ma al tempo stesso immediata. Caratteristica, questa, che portava con sè anche nella sua lunga attività giornalistica. "Per un commento - mi disse una volta che gli chiesi un articolo per Monreale News, che mi incoraggiò a fondare e del quale diceva di essere un attento lettore - bastano 40 righe. In 40 righe, quello che va detto può essere detto. Andare oltre stancherebbe il lettore".

Da don Vincenzo ho imparato tanto, a cominciare da quando, appena diciottenne, frequentavo il gruppo di ragazzi che aveva messo sù con l'intento di formare giovani di estrazione cattolica, da avviare alla vita politica da adulti. Una strada che, come testimonia la mia storia, non ho seguito per mia inclinazione, ma alla quale ho guardato sempre con attenzione, anche per merito di monsignor Noto.
Chi lo ha conosciuto sa bene che la sua giornata cominciava già di buon mattino e che le sue telefonate, piene di mille iniziative, arrivavano di buon ora. Alle otto meno un quarto, o anche prima, era già seduto dietro la sua scrivania di via Carmine, sede della Caritas Diocesana, dove si scontrava quotidianamente con i mille piccoli-grandi problemi della gente meno agiata: quello che non può mangiare, quello che non può pagare la bolletta, quello che non ce la fa a pagare l'avvocato. Per tutti si sforzava di trovare una soluzione, dei problemi di tutti si faceva carico con impegno e dedizione.

Proprio con lo scopo di "far fuori i poveri", come ripeteva sempre, evitava di dare i soldi in mano a quelli che andavano a bussare alla sua porta con il sistema della tradizionale elemosina. Preferiva fornire loro dei servizi o scambiare il contributo elargito con dei lavori utili. Questo fatto ha scoraggiato chi forse non era povero veramente e andava da padre Noto solo per ottenere un facile aiuto economico. Dalla sua parte ci sono stati anche i numeri, se è vero, come è vero, che la Caritas , partendo da zero, è arrivata a sfornare pure settanta pasti al giorno in favore dei poveri.

Diversi i suoi appelli alle amministrazioni locali che si sono succedute, per rivolgere una maggiore attenzione alle problematiche sociali, lui che il polso della situazione lo aveva davvero. Tra i suoi risultati migliori anche il protocollo siglato con Banca Etica, che ha consentito di erogare piccoli prestiti a qualche esercente in difficoltà. Così come l'attenzione alle problematiche femminili con l'apertura del centro d'ascolto nei locali di Sant'Isidoro o verso i più piccoli grazie all'apertura di una ludoteca sempre nei locali di Sant'Isidoro. E' stato anche scrittore apprezzato per aver dato alle stampe una ventina di libri, per lo più a carattere sociale e religioso.

Don Vincenzo mancherà a tutti. Mi piace pensare che lassù, dove non ci sono poveri e ricchi e quindi la sua opera assistenziale sarebbe vana, possa finalmente riposarsi.