Conclusione in anticipo rispetto alle previsioni
MONREALE, 14 novembre - Il tetto del duomo è stato consegnato alla Curia dalla ditta che ha eseguito i lavori. Ieri, all'arcivescovo monsignor Michele Pennisi e al presidente della Fabbriceria del duomo monsignor Antonino Dolce, i rappresentanti dell'impresa hanno anche presentato una relazione di fine lavoro anticipata.
Il cantiere, infatti, aperto nel giugno del 2012, si è chiuso qualche settimana in anticipo rispetto ai tempi previsti. La Chiesa monrealese ha finalmente tirato un sospiro di sollievo per la messa in sicurezza del soffitto, minacciato dalle infiltrazioni d'umidità, da imputare ad un cedimento delle tegole nell'area che sovrasta il Pantocratore e i due transetti laterali.
I lavori sono costati 682 mila euro, su una base d'asta di 900 mila euro, cui si aggiungono le spese sostenute dalla Fabbriceria, di circa 120 mila euro, per la sicurezza e la progettazione. I fondi per l'intervento sono stati erogati dalla Regione. Le infiltrazioni furono rilevate da un'ispezione di routine, nel 2007. Da allora è proseguito il tortuoso iter burocratico per accedere ai fondi, concessi nel 2012.
I documenti ci testimoniano che, dal 1435, circa ogni cinquantennio si sono susseguiti interventi sui tetti del duomo. Nel 1570, il soffito crollò. Le fonti denunciano che in quell'anno le coperture primitive erano già scomparse. La cattedrale doveva essere, in parte, scoperta ed abitata da volatili. Per risolvere il problema, l'arcivescovo Cardona importò rapaci dalla Spagna, per farli fuggire.
Dal 1570 al 1573, l'arcivescovo Farnese avviò una fase di importanti cambiamenti, fra cui il restauro del soffitto della navata maggiore. Dal 1673 al 1703, furono spesi 1500 scudi per rivestire le pareti esterne del duomo con "calce novella", così da garantire una sorta di impermeabilizzazione. Nel 1776, Ferdinando IV di Borbone, re di Sicilia, si volle accertare di persona dello stato "lacrimevole" in cui versava la cattedrale e ordinò il restauro dei tetti e l'alleggerimento della torre meridionale.
Il 1811 è "annus horribilis" per il duomo. Un incendio, causato da un cherichetto di 7 anni, distrusse il coro ligneo voluto dal Torres e causò il crollo del tetto dell'area presbiteriale e delle navate laterali. Per l'assenza di copertura i mosaici si deteriorano. Nel 1816, cominciarono i lavori per la ricostruzione, ad eseguirli furono maestro Sebastiano Zerbo e i figli. Le tegole utilizzate, stagnate a Santo Stefano di Camastra, furono mal lavorate e crearono non pochi problemi in seguito.
Nel 1823, un violento terremoto compromise di nuovo la struttura. Nel 1893, è degno di nota l'intervento di Giuseppe Patricolo che revisionò del tutto il sistema di smaltimento delle acque meteoriche in copertura. L'ultimo restauro del tetto risale al 1979, per opera di Lucio Trizzino. Fu consolidato e bonificato il legno con trattamenti antitermitici, mediante spazzolatura meccanica, applicazione di prodotti chimici, utilizzo di malta epossidica e gomma siliconica.