I turisti "fai da te" riscoprono il Castellaccio

Diverse le escursioni organizzate, soprattutto di mattina o al tramonto

MONREALE, 23 luglio - I turisti fai da te, italiani e stranieri, scoprono il "Castellaccio" come meta turistica da non perdere. Capita sovente, soprattutto di mattina o al tramonto, che gruppi di visitatori si avventurino sul monte Caputo, per ammirare il panorama mozzafiato e il "Castello di San Benedetto", questo il suo nome originale, nonostante sia chiuso.

Il maniero, di proprietà del Club alpino siciliano, è aperto soltanto in occasione delle manifestazioni e degli eventi organizzati dal Cus. Per il resto rimane tagliato fuori dagli itinerari del turismo organizzato, oltre che poco conosciuto dagli stessi residenti. Il castello normanno rappresenta una sorta di "unicum" architettonico in Sicilia ed è raggiungibile soltanto attraverso un percorso pedonale che si inerpica sul monte Caputo, su cui sorge ad un'altezza di 764 metri sul livello del mare. Soltanto di recente, l'Ispettorato forestale ha ripristinato la strada vicinale che conduce fino al castello, ma che è utilizzata solo per ragioni di servizio.

L'edificio, nonostante sorga isolato, rientra a pieno titolo nella trama architettonica di Monreale e rappresenta un "continuum" con il duomo, l'ex convento dei Benedettini e l'abbazia di San Martino delle Scale. Purtroppo tutti i tentativi di integrarlo nei percorsi turistici sono fino ad oggi naufragati, nonostante le poche aperture al pubblico organizzate dal Cas abbiano ottenuto un eccezionale successo da parte dei visitatori locali.

I vari soggetti coinvolti nel suo potenziale uso turistico concordano sul fatto che il castello sia un'occasione unica per creare sviluppo e occupazione nel comprensorio, ma nessuna iniziativa concreta è mai stata messa in campo. Il suo fascino dipende anche dalle poche notizie storiche che lo riguardano giunte fino a noi. Di certo c'è che la sua edificazione risale a Guglielmo II. Sulla sua destinazione, invece, si conosce poco e sembra inverosimile che sia stato una sorta di sanatorio a beneficio dei monaci benedettini dell'abbazia di San Martino, così come spesso è stato indicato. Alcune caratteristiche architettoniche restano inspiegabili.

Il suo aspetto esterno è quello di una fortezza, anche se il periodo storico non ne giustificherebbe le ragioni difensive, all'interno presenta le caratteristiche di un monastero. Il complesso castrale si presenta come un lunghissimo edificio, circa 80 per 30 metri, munito, in modo irregolare, da 4 torri rettangolari sul fronte occidentale, una torre mediana ed un torrione d'accesso sul lato orientale. Poche aperture si aprono nei muri di cortina: qualche monofora ogivale, delle feritoie lunghe e strette e due porte d'ingresso situate nella facciata settentrionale. I muri sono costruiti in modo irregolare con l'impiego di blocchi calcarei, appena sbozzati sulla faccia a vista. L'edificio è diviso in tre zone: la chiesa triabsidata, il monastero e il chiostro, al suo interno si riconosce anche una sorta di sala capitolina. Il suo completo abbandono iniziò alla fine del XVI secolo, il Cas lo acquistò nel 1899 dal ministero della Pubblica istruzione. Fra i pregi del monumento anche la sua ubicazione, da cui si gode uno spettacolo mozzafiato su Monreale, Palermo e l'intero golfo.