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Mario D'Aleo: un ragazzo allegro, un coraggioso servitore dello Stato

| Enzo Ganci | Cronaca varia

 Ricorre domani il 30° anniversario del suo eccidio

MONREALE, 12 giugno - L'immagine simbolo di quel 13 giugno del 1983 è quella Fiat Ritmo crivellata di colpi. Era quella sulla quale viaggiava il capitano Mario D'Aleo, comandante della Compagnia dei carabinieri di Monreale, prima di essere ucciso in via Cristoforo Scobar.

La tv quella sera mandava in onda le imprese della Nazionale azzurra, che poco meno di un anno prima si era laureata campione del mondo in Spagna. Poi d'improvviso la notizia: hanno ucciso il capitano D'Aleo. Una notizia terribile, resa ancora più amara dal fatto che D'Aleo era il successore di Emanuele Basile, che era stato fatto fuori, quasi a scopo dimostrativo, durante i festeggiamenti del SS.Crocifisso del 1980. Accanto a D'Aleo morirono pure i carabinieri che erano con lui: l'appuntato Giuseppe Bommarito ed il carabiniere Pietro Morici.

La camera ardente dei militari fu allestita in aula consiliare. A rendere omaggio ai carabinieri assassinati arrivò pure il presidente della Repubblica Sandro Pertini, così come il segretario nazionale della Democrazia Cristiana, Ciriaco De Mita. I funerali in forma solenne vennero celebrati in cattedrale, officiati dall'arcivescovo del tempo, monsignor Salvatore Cassisa.

Mario D'Aleo quando fu trucidato aveva 29 anni. A freddarlo due killer di "Cosa Nostra" a bordo di due moto, sotto la casa di via Scobar, mentre l'appuntato Giuseppe Bommarito ed il carabiniere Pietro Morici, furono uccisi in macchina, a poca distanza dal portone.

Chi lo conosceva, ricorda il capitano D'Aleo come un ragazzo gioviale, aperto ed estroverso, a differenza del suo predecessore, Emanuele Basile, descritto, invece, come un uomo molto riservato, tutto lavoro e famiglia. Da Basile, D'Aleo aveva ereditato le indagini sui traffici illeciti gestiti dai clan di San Giuseppe Jato, Altofonte e Monreale. Probabilmente "doveva" essere eliminato proprio per questo.

Dal punto di vista processuale, nel 2001 i giudici della prima sezione della Corte d'Assise del Tribunale di Palermo hanno stabilito che ad ordinare l' uccisione del capitano Mario D'Aleo furono i capimafia che formavano allora la Cupola di Cosa nostra e per questo delitto sono stati condannati all'ergastolo Salvatore Riina, Michele Greco, Pippo Calò, Nené Geraci, Bernardo Provenzano e Giuseppe Farinella.

Monreale oggi ricorda il capitano D'Aleo con l'intitolazione del liceo artistico di via Biagio Giordano. Da domani, assieme agli altri militari caduti per mano mafiosa, la sua memoria lo renderà cittadino onorario di Monreale.

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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