La figlia Martina: "La mia vita ora è accanto a papà"
ROMA, 6 maggio - "I miglioramenti, tenendo conto della gravita' della situazione sono notevoli. Certo, Giuseppe e' atteso da un lungo percorso terapeutico, ci vorra' del tempo, ma l'equipe medica dell'Umberto I sta facendo un lavoro fantastico che ci da' fiducia e speranza".
E' Pietro Giangrande, fratello del carabiniere ferito davanti a palazzo Chigi ad aggiornare la situazione clinica del militare in un incontro con la stampa convocato al Policlinico. "La prognosi non e' ancora sciolta, stiamo aspettando - spiega Pietro Giangrande - siamo consapevoli che ci aspetta un cammino molto lungo, ma noi non abbiamo premura. Si tratta di ottenere il miglior risultato possibile, noi crediamo nei miracoli, speriamo sia quello buono". Ai cronisti che gli chiedono se e' vero che Giuseppe fa dei piccoli movimenti, spiega: "Sono cose che vengono dette e scritte, ma non da noi. Posso dirvi che l'altro giorno quando lo abbiamo visto io e Martina ci ha fatto capire con lo sguardo che dovevamo tornare piu' tardi perche' stava facendo il massaggio".
"Siamo stati fortunati nella sfortuna - sottolinea Pietro Giangrande - Giuseppe e' ancora vivo e noi gli siamo accanto. Martina? Lei e' il nostro pilastro, ci sorreggiamo a vicenda in questo cammino". "Voglio esprimere solidarieta' - aggiunge - alla famiglia del collega di Giuseppe ucciso il giorno prima dell'attentato in una rapina a Maddaloni, al collega ferito con lui a Roma e a quello colpito solo di striscio e che ha rischiato anche lui la vita, anche se nessuno ne parla. E voglio ringraziare tutte le istituzioni che ci sono state vicine, soprattutto l'Arma dei carabinieri che ci ha dato uno straordinario appoggio morale e umano".
Parla anche Martina, la figlia del brigadiere ferito, che risponde alle domande dei cronisti che le chiedono se aspetti di essere aiutata, anche dalle istituzioni. "Io non chiedo niente, non mi aspetto niente, eventuali gesti li accogliero' volentieri – dice la ragazza – Sono rimasta colpita da tutta questa solidarieta', non me l'aspettavo, e' vero che e' un fatto grave, successo a Roma, ma non era scontato. Ho fatto vedere a papa' – dice ancora Martina – la foto dell'enorme striscione che l'associazione di due carabinieri in congedo ha esposto sul lato frontale del Policlinico e lui si e' commosso. Li ringrazio davvero tanto, e' vero che papa' e' uno di loro. Sono stati davvero molto carini. Voglio ringraziare anche la Rai - prosegue - per l'iniziativa di ieri sera (la proiezione all'Auditorium di Roma di un film di Montalbano con incasso a favore della famiglia, ndr). So anche di fondazioni e ne sono felice ma, ripeto, le mie intenzioni non erano quelle di chiedere niente. C'e' chi ha una vita semplice - spiega Martina Giangrande - senza pensieri e preoccupazioni: non e' il caso mio, ho dovuto crescere piu' in fretta dei miei coetanei e questo mi ha permesso di sviluppare un carattere piu' forte ed autonomo. E' un brutto colpo ma questo non mi impedira' di rialzarmi e di ripartire". "Io devo essere accanto a papa' - ribadisce - il mio posto e' qui, dove va lui andro' io. La situazione e' cambiata, papa' ha delle lesioni gravi che si portera' dietro per sempre. Un po' di privacy? ci vuole, il cammino e' lungo, serviranno mesi, forse anni e un po' di discrezione fara' bene a lui e a me. Cerco di evitare i tg, voi giornalisti fate il vostro lavoro ed e' giusto che ne parliate, ma papa' ha diritto a una vita normale. Ora come ora non 'vedo' il mio futuro, andra' in base a come stara' papa': restero' con lui, se non riuscira' piu' a muoversi da solo o se il signore vorra' farlo camminare. Vedremo".