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Il SS.Crocifisso sempre a metà tra storia e leggenda

| Enzo Ganci | Cronaca varia

Un rito che va avanti dal 3 maggio 1626

MONREALE, 3 maggio - La storia del Crocifisso di Monreale è sempre stata avvolta dalla leggenda. Da un alone di ignoto, che, probabilmente, contribuisce a rendere un semplice simulacro ligneo in un simbolo di fede, forte e resistente anche alle corrosioni del tempo.

Il rituale della processione del Cristo in Croce, portato a spalla dai "fratelli", alcuni dei quali pure a piedi scalzi, si ripete dal 3 maggio del 1626. La storia la vuole istituita da monsignor Gerolamo Venero, ricordato oggi nella toponomastica cittadina con l'intitolazione di uno dei principali assi viari della cittadina. L'arcivescovo spagnolo, però, viene pure ricordato per il suo grande impegno nella lotta alla peste del 1625, che anche a Monreale mieté moltissime vittime. E proprio per questo (e qui cominciamo a sconfinare nella leggenda) Venero istituì la festa del Crocifisso, per ringraziarlo del "contributo determinante" nello sconfiggere il morbo. Da quel momento, pertanto, la devozione dei monrealesi verso quel simulacro , già ben radicata, divenne totale ed incondizionata.

Per "leggere" la leggenda del SS.Crocisifsso, perlomeno una tra quelle più accreditate, bisogna fare un salto all'indietro al 1540, quando pare che un gruppo di mercanti siciliani, originari di Monreale, Palermo ed Altarello di Baida, veleggiasse nel Mediterraneo, dove si imbattè in una nave turca. Lì, vuole il racconto, i marinai siculi notarono un crocifisso sbeffeggiato ed oltraggiato dai musulmani. La cosa non andò loro a genio, al punto che chiesero di poter riscattare il simulacro, pagando una forte somma di denaro. Acquisito il Crocifisso, però restava da stabilire poi a chi dovesse andare. Decisero, quindi, di metterlo sopra un carro trainato da buoi e lasciare al caso la decisione sulla sua futura appartenenza: dove si sarebbe fermato il carro, sarebbe sorta una chiesa che avrebbe custodito il "Crocifisso". I buoi, ignari della responsabilità che gravava sul loro giogo, si fermarono molte volte e in vari luoghi, cessando definitivamente di viaggiare proprio dove ora sorge la chiesa della «Collegiata», attuale sede del simulacro.

Secondo la storia, invece, le cose andarono diversamente. Sarebbe stato ancora Monsignor Venero a commissionare la realizzazione «SS. Crocifisso» alla famiglia Gagini, molto nota a quel tempo in tutta la Sicilia. Ad avvalorare questa tesi fu il professore Angelo Cristaudo, acese, al quale fu conferito l'incarico di restaurare il simulacro gravemente danneggiato dall'incendio dell'1 marzo del 1985. Cristaudo, in precedenza, aveva restaurato il Crocifisso di Assoro, realizzato da Antonello Gagini e tra i due simulacri notò troppi particolari analoghi per non risalire ad un'unica paternità.

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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