Chiacchierata con Attilio Bolzoni, ricordando i due ufficiali
ROMA, 10 febbraio - Due eroi dimenticati, integri e coraggiosi, appartenenti ad un periodo cupo della nostra storia recente, dei quali mai si parla abbastanza. Ha detto sostanzialmente queste cose la presentazione del libro "Quando rimasero soli", dedicato al lavoro dei capitani Emanuele Basile e Mario D'Aleo.
Due uomini, due ufficiali che i monrealesi (perlomeno quelli che sono negli "anta") ancora ricordano bene, che hanno pagato con la vita il loro impegno antimafia, che poi era il loro lavoro quotidiano. La presentazione del libro, scritto dalla giornalista Michela Giordano, è avvenuta qualche giorno fa a Roma, alla presenza, tra gli altri, di Nino D'Aleo, fratello del capitano, oggi Questore di Mantova.
Ne abbiamo parlato con Attilio Bolzoni, giornalista e scrittore, prima firma di "Repubblica" per le questioni di mafia, che nel corso della presentazione, ha ricordato le figure dei due capitani. La sua è una testimonianza particolarmente significativa, dal momento che con i due ufficiali uccisi ha lavorato tanto, da quando era un giovane cronista di nera al quotidiano "L'Ora".
"Erano due uomini molto diversi tra loro - racconta Bolzoni a Monreale News - ma entrambi accomunati dalla passione, dal coraggio e dall'impegno nel loro lavoro. Basile, pur essendo poco più che trentenne, era già un uomo strutturato, con la sua famiglia e la sua figlioletta. D'Aleo, invece, era più ragazzo, più simpatico e giocherellone. Oggi possiamo considerarli due figure di giovani uomini lasciati soli, non dall'Arma, perchè erano sempre un passo avanti, in un'epoca non tutti erano Falcone e Borsellino e dove qualcuno di troppo si girava dall'altra parte anche di fronte alle loro indagini".
Indagini scottanti, indagini che, pian piano, andavano rivelando gli intrecci di Cosa Nostra ed i loro traffici illeciti. "Basile indagava al buio - racconta Bolzoni - D'Aleo, invece, sapeva cosa stava facendo.
Basile indagava sulla mafia del Parco, su quello che succedeva a Villaciambra. Le sue indagini si intrecciarono con quelle che aveva seguito Boris Giuliano, che cerava di fare luce sui traffici di Corso dei Mille. D'Aleo, invece, andava su un altro fronte, ma con uguale coraggio: quello della famiglia Brusca, un fronte strategico. Parliamo, però, di un periodo in cui il modo condurre le indagini era completamente diverso da quello attuale e l'impegno investigativo veniva visto quasi come un fatto personalizzato".
Oggi Monreale ricorda i suoi "eroi" con l'intitolazione delle due scuole superiori cittadine: il liceo classico al capitano "Emanuele Basile", la scuola d'arte al capitano Mario D'Aleo. Un ricordo che può essere considerato il "minimo sindacale" per mantenere viva la memoria. Forse, però, occorrerebbe fare dell'altro. "I ragazzi che passano davanti la lapide che ricorda il sacrificio degli ufficiali pensano magari che sia come per Garibaldi, Mazzini o Cavour - dice Bolzoni - quello che conta è parlarne abbastanza per spiegare ai più giovani il valore del loro lavoro ed il significato del loro sacrificio. Ecco perchè è stato emozionante parlarne in occasione della presentazione del libro. Di Basile e D'Aleo non di parlerà mai abbastanza".