Figlio di un calzolaio, insegnò Filosofia morale e Diritto naturale
MONREALE, 3 gennaio - L'esperienza filosofica di Vincenzo Miceli, di cui ci siamo già occupati, ebbe un seguito in Benedetto D'Acquisto, nato nel 1790, qualche decennio dopo la morte di Miceli. Alla metafisica dell'illustre predecessore apportò un ricco contributo speculativo.
D'Acquisto, il cui nome di battesimo era Raffaele, nacque da genitori poveri. Il padre, Nicola, era un umile calzolaio. Avendo dimostrato attitudine allo studio, fu iscritto al seminario. Qui, un docente, padre Benedetto Signorelli, notò il suo ingegno e lo mantenne agli studi, terminati i quali vestì il saio francescano, nel convento di Sant'Antonino a Palermo. Assunse il nome di Benedetto, in onore del suo benefattore. Si laureò in Filosofia a Palermo e fu nominato insegnate nel Collegio di Santo Rocco.
Nel 1844, vinse un concorso per la cattedra di Filosofia morale e Diritto naturale, all'Università di Palermo.
Durante i 17 anni di insegnamento accademico, scrisse "Il sistema della Scienza universale", la più importante opera edita, e il "Saggio della proprietà". Restano inediti: un trattato di logica, un'opera teologica sui sacramenti e uno scritto "De artificio linguarum et doctrina".
In riconoscimento dei suoi meriti accademici e morali, fu ordinato arcivescovo di Monreale da Papa Pio IX. Dopo la nomina, riuscì a pubblicare il trattato di teologia "Necessità ed autorità della legge".
D'Acquisto dovette subire anche l'umiliazione della prigionia, durante la sommossa del 1866, quando Palermo si sollevò contro il nuovo governo, successivo all'Unità d'Italia. La rivolta fu sedata in breve tempo, ma furono arrestati numerosi intellettuali, fra cui l'arcivescovo d'Acquisto, accusati di essere reazionari e borbonici.
Alla veneranda età di 77 anni, fu costretto a patire un mese di carcere. Prima a Monreale e, in seguito, nel vecchio monastero delle Montevergini. La vicenda fece scalpore ed intervenne anche Francesco Crispi che era stato discepolo di D'Acquisto. Alla fine, gli arrestati furono liberati, ma la salute dell'anziano arcivescovo era ormai compromessa. Colpito dal colera, morì nel 1867.