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Lo stadio che non sorgerà più: storia di un sogno mai realizzato

| Enzo Ganci | Cronaca varia

Annunciato nel 2004, svanito nel 2010. Adesso vanno restituiti i fondi

MONREALE, 4 dicembre – Tutto cominciò con una partita di calcio. Quel 13 novembre del 2004, per onorare la memoria del vicebrigadiere Domenico Intravaia, caduto a Nassiryia un anno prima, al campo sportivo Conca d'Oro fu organizzato un quadrangolare.

Alla manifestazione, organizzata dall'assessore allo Sport del tempo, Mariella Petrotta, presero parte le rappresentative dei carabinieri, dei magistrati, dei medici e dei comunali, capitanati dall'allora sindaco Toti Gullo e dal presidente del Consiglio comunale pro tempore, Piero Capizzi. In finale i carabinieri prevalsero per 5-4 sui medici ai calci di rigore. Nella finale di consolazione i magistrati sconfissero la rappresentativa comunale per 4-0. La premiazione di svolse addirittura alla presenza della fanfara dei carabinieri, che intonò pure l'inno nazionale.

Fu in quella circostanza che nacque l'idea di un nuovo campo sportivo a Monreale. Un impianto, che doveva sorgere nella frazione di Aquino, in grado di dotare la città di una struttura all'avanguardia ed al tempo stesso di onorare la memoria di un caduto per la Patria.

Il progetto, ottimamente redatto dall'architetto Guglielmo Orlandi e dall'ingegnere Annalisa Agrusa, sulla base di un vecchio schema degli anni '80, fu presentato un anno dopo, con una cerimonia in pompa magna, alla presenza dell'allora presidente del Senato, Renato Schifani. La struttura si presentava decisamente accattivante e faceva sognare gli sportivi monrealesi.

La scheda tecnica parlava, infatti, di un campo di calcio, omologabile per gare ufficiali, costruito su fondo di erba sintetica e dotato di un gradinata capace di ospitare poco più di duemila spettatori. Il progetto prevedeva anche un'ampia zona parcheggio di oltre cinquemila metri quadri, ma soprattutto la radicale modifica dell'assetto viario della zona, con l'introduzione di nuove arterie stradali e bretelle di collegamento. Completavano il quadro tecnico, ma questa era pura fantascienza, una piscina ed un palazzetto del ghiaccio.

Per la realizzazione arrivò una prima tranche di finanziamenti di 4,2 milioni di euro, provenienti dal ministero dell'Economia. Fondi che sarebbero stati erogati in tre annualità, inseriti nella finanziaria del 2004, ma che necessitavano – inevitabilmente – di successive, robuste integrazioni per consentire il completamento dell'opera. In sostanza, il Comune avrebbe dovuto mettere mano al portafogli. Da allora stop, silenzi e soprattutto molti passi indietro. Fino ad arrivare al luglio del 2010, quando il progetto viene ritenuto "non ammissibile" dall'assessorato regionale delle Infrastrutture e della Mobilita' - Dipartimento delle Infrastrutture della Mobilita' e dei Trasporti. Il progetto, pur essendo tecnicamente ineccepibile, viene dichiarato non ammissibile, in quanto "non coerente con la tipologia e il contenuto della linea d'intervento".

Era inserito nella linea d'intervento 6.1.1.1. La non ammissibilità al finanziamento concerneva il primo lotto funzionale, per un importo di 6.614.718,00 euro.

Adesso arriva la richiesta di restituzione dei fondi da parte del ministero. Una fine ingloriosa di un sogno accarezzato, ma svanito miseramente all'alba. Dovremo accontentarci del "vecchio" Conca d'Oro, brutto, fangoso e senza parcheggio. E meno male che l'abbiamo, anzi, a questo punto, teniamocelo stretto.

 

 

 

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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