Pubblicata sulla GURS la gara d'appalto del vecchio Seminario

1,2 mln di euro l'ammontare dei lavori. Forse fra un anno l'avvio

MONREALE, 19 settembre – La gara d'appalto per i lavori di ristrutturazione di Palazzo Torres, l'edificio più antico della città, è stata pubblicata sulla Gurs. A breve, il bando sarà inserito nell'Albo pretorio del comune.

Ne ha dato notizia il vicesindaco Nazzareno Salamone, che non ha nascosto la sua soddisfazione: "Un importante tassello nel processo di recupero dell'immenso patrimonio culturale monrealese". Se i tempi burocratici saranno rispettati, all'inizio dell'anno prossimo i lavori potrebbero essere avviati.

Il palazzo fu edificato, un cinquantennio prima del duomo, da Ruggero, nonno di Guglielmo II, quale luogo di villeggiatura reale e di riposo. Negli anni '80, l'assessorato regionale ai Beni Culturali concesse 4 miliardi di lire per lavori di consolidamento. Una deleteria contesa fra la ditta appaltatrice e una in subappalto, che fallì nel corso dell'intervento, è riuscita a compromettere un palazzo che aveva superato indenne quasi due millenni. Le numerose lacerazioni sul tetto causano continui allagamenti nel piano superiore. L'umidità filtra in quelli inferiori e mette a rischio la biblioteca del Torres.

Il contenzioso legale si è risolto da poco tempo e la diocesi è riuscita ad ottenere l'assegnazione della somma residua, pari quasi ad un milione e 200 mila euro.

"Auspichiamo – è l'appello di monsignor Antonino Dolce, vicario generale della diocesi – che l'intervento di recupero sia effettuato a regola d'arte e nel più breve tempo possibile, affinché i danni, già gravi, non diventino irreversibili. Il palazzo ha già subito troppe compromissioni che devono essere fermate".

La storia ci racconta che dopo la morte di Guglielmo II il palazzo cadde in disgrazia e fu utilizzato come magazzino. Nel XVI secolo, l'arcivescovo Ludovico Torres realizzò il seminario arcivescovile, sopraelevandovi un edificio che servì come scuola di formazione per i giovani sacerdoti, fino al 1980.

Negli anni Venti, in seguito ad alcuni lavori commissionati dall'arcivescovo Intreccialagli, vennero alla luce i quattro archi ogivali di chiara matrice normanna, la porta e due grandi finestre bifore con archi e colonnine di marmo bianco al centro. Elementi di età "ruggeriana" ben conservati che si possono ancora ammirare al piano terreno del palazzo.

 

 

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