Beni confiscati, il Comune: "Non ancora pervenuta la rinuncia da parte dell'Arcipesca Fisa"

Sunseri: "Sorpreso di avere appreso la notizia dalla stampa"

MONREALE, 30 luglio – Non si smorza la polemica relativa al bene confiscato a San Martino delle Scale al boss Giovanni Marcianò, affidato all'associazione Arcipesca Fisa, prima che questa annunciasse di volerlo resituire per difficoltà economiche legate alla sua ristrutturazione.

Al Comune di Monreale affermano di non aver ricevuto ancora alcuna nota dove dalla quale si evinca la rinunzia dell'associazione alla villa che dopo l'assegnazione era stata assegnata per finalità sociali con un bando pubblico. A dichiararlo è il segretario generale del Comune Ettore Sunseri, che ancora una volta, si dice "sorpreso e stupito di aver appreso una notizia così delicata dalla stampa". Sulla vicenda interviene il sindaco Filippo Di Matteo, il quale tende a precisare che il Comune di Monreale attraverso l'ufficio speciale per i beni confiscati alla mafia, ha dovuto adempiere ad una serie di atti amministrativi, con l'utilizzo di funzionari e tecnici comunali al fine di procedere alla pubblicazione di un bando pubblico al quale hanno partecipato, associazioni ai quali è stata data la possibilità di ottenere delle strutture abbastanza idonee per poter svolgere attività sociali.

 "Al momento dell'assegnazione le associazioni sanno bene che gli enti locali non hanno possibilità finanziarie - ha detto il sindaco Filippo Di Matteo - se questi interlocutori non erano in grado di poter gestire un bene che è patrimonio della collettività, hanno sbagliato a presentare la domanda, poiché hanno impedito ad altri di poter ottenere questi ampi spazi per svolgere attività sociali e culturali, impedendo alla collettività di poterne fruire. Noi amministratori abbiamo svolto bene il nostro compito, così come previsto dalle normative abbiamo messo questi beni a disposizione così come avvenuto per numerosi altre aziende confiscate, le cui cooperative da sole hanno realizzato le strutture per produrre prodotti che sono state commerciate a livello internazionale creando sviluppo e lavoro in territori considerati ad alto rischio.

 Questi ultimi chiaramente sono stati supportati dai nostri uffici e sono riusciti ad ottenere finanziamenti da parte del Pon Sicurezza – del Ministero dell'Interno per ampliare e creare nuove strutture dove sono stati previsti altri sbocchi occupazionali. Solo per fare un esempio posso citare l'ampliamento della cantina derlla cooperativa Placido Rizzotto- Libera Terra che sono davvero un esempio nella gestione dei beni confiscati alla mafia".