"Informate Prefettura e Agenzia Beni confiscati"
MONREALE, 26 luglio - Capire se i beni assegnati dal Comune ad enti ed associazioni onlus siano effettivamente utilizzati bene. Se, cioè, dopo che Cosa Nostra sia uscita la società civile, quella del mondo associativo e produttivo sia entrata realmente.
È questo il senso del monitoraggio che parte dal municipio e vuole arrivare a tutti gli immobili che questo ha affidato. Il controllo a tappeto parte per iniziativa del sindaco di Monreale, Filippo Di Matteo, che ieri ha incaricato il segretario generale del Comune, Ettore Sunseri di avviare un controllo a 360 gradi.
Una sorta di briefing approfondito dopo che poco più di un anno fa l'amministrazione comunale di Monreale, prima in Sicilia, aveva dato vita ad un bando pubblico con l'intento di individuare validi assegnatari dei vari beni sottratti a Cosa Nostra.
Un'azione che era stata condotta dall'ufficio speciale, organizzato all'interno del Comune, alla cui guida era stato posto, appunto, il segretario generale.
Di Matteo, nella nota inviata al dirigente, chiede di avviare immediatamente un "monitoraggio e controllo, al fine di verificare se questi beni siano effettivamente utilizzati per le finalità per le quali sono stati assegnati". La missiva è stata anche trasmessa al direttore dell'Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati Giuseppe Caruso ed al prefetto di Palermo Umberto Postiglione.
«Alla luce di alcune denunce che sono state rese note attraverso la stampa – afferma il primo cittadino – ho disposto controlli a tappeto su tutti i beni confiscati che sono stati affidati dal nostro comune. Ho informato attraverso una mia lettera anche il prefetto ed il direttore dell'agenzia nazionale per i beni confiscati e mi auguro che entro tempi brevissimi possa essere fatta luce su un episodio che ritengo veramente allarmante. La mia amministrazione – dice ancora Di Matteo – sin dall'inizio ha fatto una vera battaglia per l'utilizzo di questi beni, che sono stati assegnati per finalità sociali al fine di creare opportunità di lavoro per i nostri giovani ed aiutare le cooperative sociali. Se dovessero emergere delle irregolarità ci troveremmo davanti a un caso veramente paradossale e allarmante».