Restauro dei mosaici del Duomo: dalla Soprintendenza un'attenzione particolare

Gullo: "Proficua collaborazione instaurata con la Curia"

MONREALE, 25 luglio – Da anni è al lavoro sui pavimenti musivi del duomo. Cesare Tinì, il tecnico della sovrintendenza ai Beni culturali incaricato di "salvare" le preziose tessere, è chino sui mosaici, silenzioso e attento come sempre.

Tinì, osservando e studiando il pavimento del presbiterio e dei transetti laterali, è arrivato ad una conclusione sotto certi aspetti rivoluzionaria: le configurazioni musive che si trovano sul versante settentrionale sono le più antiche e, quasi certamente, risalgono all'epoca guglielmina. Il cantiere di restauro, al momento, è concentrato proprio su quest'area molto preziosa e delicata, anche perché corridoio di accesso alla cappella Roano. La sovrintendenza ai Beni culturali, consapevole dell'importanza storica e artistica di questa porzione di pavimento, ha deciso di assicurarne una manutenzione continua.

"Abbiamo ritenuto – ha detto il sovrintendente Gaetano Gullo – che quest'area sia molto preziosa e da salvaguardare, consentendo ad un restauratore esperto e molto attento di continuare il suo lavoro. Anche questo intervento è il risultato della proficua collaborazione instaurata con la Curia, su cui gravano gli oneri dei materiali necessari".

"La brillantezza creativa – ha spiegato il restauratore – la tecnica e il consistente impiego di pasta vitrea lasciano supporre che questa porzione di pavimento sia di età medioevale. Una prova indiretta ci è fornita dai frammenti di pavimento medioevali esposti nel museo diocesano, provenienti dal duomo e molto vicini nella manifattura al pavimento del transetto sinistro. Negli interventi di restauro ho utilizzato tessere originali che, rimosse nei secoli, in seguito ai vari interventi, erano state conservate. Ho cercato di integrare con i pezzi antichi e la pasta di vetro, ricreando, dove possibile, l'effetto bassorilievo che il pavimento doveva avere in origine".

La decorazione musiva era appena più rialzata rispetto alle lastre di marmo circostanti, un diffuso bassorilievo che incantava i visitatori con le sue forme, come dimostrano alcune testimonianze scritte.

Nonostante il pavimento sia rimasto un cinquantennio senza copertura, dopo il rovinoso incendio del 1811, ha mantenuto quasi integre le fisionomie musive.

"Credo – ha detto Tinì- si tratti di un'opera unica, uno dei pochi pavimenti medioevali ben conservati. Ho restaurato il pannello con le 4 lepri che hanno riacquisito vitalità grazie ad una pupilla di pasta vitrea. Il motivo iconografico delle lepri è di matrice centro asiatica, di età preislamica e precristiana, come riporta Jurgis Baltrusaitis. Un'eredità che forse la maestranze impegnate nel duomo portavano con loro".

I mosaici del transetto sinistro catturano la fantasia dei turisti e la fanno spaziare in varie dimensioni. Così, qualcuno crede di vedere in un pannello un roteare di pesci, in un altro l'esplosione di una supernova o un sistema solare eliocentrico: solo suggestioni certo, ma anche la conferma di una inestimabile preziosità che la sovrintendenza ha deciso di difendere impegnando le proprie risorse umane.

Tinì ha già consolidato la parte superiore del transetto destro, antistante la Madonna del Popolo. Appena qualche anno fa, rischiava di sgretolarsi sotto il peso degli avvallamenti.